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Stoicismi

I mercati non battono ciglio di fronte all'inflazione

Ogni giorno si scambiano nel mondo titoli fisici del Tesoro americano per più di mezzo trilione di dollari. Se si includono nel conto i derivati che hanno come sottostante questi titoli la quantità scambiata va naturalmente moltiplicata. In una sola settimana del marzo 2020, calcolando solo i titoli medio-lunghi, è stato scambiato, includendo i derivati, un controvalore di 12.5 trilioni.

Nei sei mesi cha vanno dall'inizio di aprile alla fine di settembre del 2020, il rendimento del decennale americano ha oscillato tra lo 0.50 e lo 0.60 per cento. Trilioni di dollari di titoli decennali sono stati quindi comprati per sei mesi sapendo che si sarebbe ottenuto, dal 2020 al 2030, un flusso cedolare complessivo compreso tra il 5 e il 6 per cento, più qualche briciola per gli interessi composti e meno le tasse.
È bastato un anno di inflazione (al 5.0 per cento dal maggio 2020 al maggio 2021) per vedersi portare via dieci anni di cedole. Ora ne restano altri nove. Con l'inflazione a zero per nove anni si andrà in pari, ma con l'inflazione sopra il due per cento (che la Fed dichiara di volere nella prossima fase storica e che la Bce si prepara ad annunciare come obiettivo non appena sarà terminata la sua revisione strategica) gli sfortunati compratori di Treasuries del 2020 si troveranno nel 2030 con una perdita di potere d'acquisto, come minimo, del 18 per cento. E questo sul risk free per antonomasia.
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