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Complicato ma non troppo

La linea delle banche centrali rimane ultraespansiva


I democratici, dal canto loro, hanno una maggioranza risicata alla camera bassa (che potrebbero perdere l'anno prossimo) e una situazione difficile al Senato, dove due loro senatori di stati centristi, Manchin e Sinema, rischiano la fine della loro carriera politica se votano a favore del piano fiscale di Biden, quello che contiene tutti i punti qualificanti del suo programma.

L'amministrazione, con un occhio all'orologio e ai mesi che passano, deve quindi continuare a spingere al massimo sulla politica monetaria. Lo fa attraverso la Yellen al Tesoro. La Yellen, lo ricordiamo, è un'economista del lavoro ed è particolarmente sensibile alla disoccupazione, in particolare tra le minoranze, mentre è meno sensibile all'altro polo del mandato duale della Fed, l'inflazione.

La Yellen sarà decisiva nel convincere Biden, all'inizio dell'anno prossimo, a riconfermare Powell alla guida della Fed oppure, nel caso Powell mostrasse qualche segno di non perfetto allineamento, a sostituirlo con l'ultracolomba Brainard.
Con questa lettura politica, possiamo essere relativamente sicuri che il vertice del Fomc non terrà conto delle voci di dissenso interne e continuerà a mantenere il piede premuto sull'acceleratore qualunque sia il livello di crescita e qualunque sia il livello di inflazione. Certo, nei momenti in cui inflazione e crescita appariranno particolarmente forti bisognerà dare qualche piccola soddisfazione al mercato, magari anticipando le discussioni (non la decisione, si badi) su quando iniziare a ridurre gli acquisti di titoli. Concessioni simboliche e irrilevanti che non metteranno in discussione l'impostazione generale ultraespansiva.
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