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La fine dell'inizio

È stato tutto molto bello, ma adesso che facciamo?


Intendiamoci, un esito benigno è perfettamente possibile. Gli squilibri tra domanda e offerta verranno gradualmente colmati, le politiche rimarranno espansive o saranno pronte a ridiventarlo in caso di bisogno e il pragmatismo continuerà a ispirare le scelte di fondo dei policy-maker. Anche in Europa, dove la Cdu sta cercando di vincere le elezioni tedesche di settembre presentandosi con una piattaforma di ritorno alla virtù fiscale in tutta Europa in tempi brevi, le possibilità di compromesso tra una Germania un po' meno arcigna di come ama apparire e le colombe franco-italiane ci sono ancora.

Quello che vogliamo sottolineare è che, mentre i mercati obbligazionari sono consapevoli dei rischi di coda e ne discutono tutti i giorni, l'azionario rimane affezionato alla narrazione unica della ripresa a oltranza e si limita a privilegiare il valore quando i dati macro sono buoni e la crescita quando sono meno buoni. L'azionario, in pratica, vede un futuro uguale al presente e non si pone ancora la domanda su come sarà sul serio il 2022. È più facile compiacersi per i flussi di liquidità che arrivano in borsa, per i buy-back in piena ripresa e per la scarsa concorrenza di titoli a tasso fisso che rendono molto meno dell'inflazione.
Che fare, quindi? La prima cosa è vincere la pigrizia mentale e tentare di farsi un'idea di come sarà il mondo una volta terminata questa fase di uscita dall'emergenza. Ci sarà poi da chiedersi se il portafoglio è pronto a un aumento di volatilità, per quanto tempo si considererà transitoria l'inflazione nel caso questa si prolunghi per altri tre o sei mesi, che cosa succederà nel momento inevitabile e vicino in cui gli indici di diffusione sulla produzione inizieranno a scendere. Insomma, è arrivato il momento delle domande, anche di quelle scomode.

Non suggeriamo di vendere e nemmeno di alleggerire, perché le borse hanno ancora un certo spazio per salire. Detto questo, non sembra nemmeno un buon momento per comprare ancora se non titoli particolarmente solidi. Quanto alla composizione, il valore sarà ancora da sovrappesare, ma all'interno del valore andranno privilegiati i settori difensivi. I titoli di crescita, dal canto loro, costituiranno una buona copertura in caso di rallentamento del ciclo economico a partire dal quarto trimestre. Parliamo naturalmente di crescita solida e a prezzo ragionevole, non certo di quella speculativa.
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