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Il trilemma

Limitare l'inflazione, conviverci male o alzare al tre l'obiettivo


Comincia a girare l'idea che se fra un anno l'inflazione, dopo la fiammata transitoria al cinque, si sarà stabilizzata al tre la Fed, invece di alzare i tassi o continuare ad arrampicarsi sugli specchi per non farlo, potrebbe dichiarare che il tre è il nuovo due, ossia il nuovo obiettivo di policy. Ricordiamo che le leggi che regolano le banche centrali danno loro il compito di garantire la stabilità dei prezzi, ma non forniscono una definizione di inflazione. Una volta si considerava tale qualsiasi cifra sopra lo zero, poi si è passati al due, poi al due abbondante recentemente adottato prima dalla Fed e poi dalla Bce. Nulla vieta, né in teoria né in pratica, di passare al tre se non, come aveva proposto Blanchard all'indomani della Grande Recessione del 2008, direttamente al quattro.Gli esponenti della Fed a cui è stato chiesto un parere in proposito hanno finora rifiutato di rispondere (Powell) o hanno rifiutato l'idea (Bullard). È un atteggiamento comprensibile. Con il mercato obbligazionario tranquillo e perfettamente a suo agio con rendimenti reali severamente punitivi non c'è nessuna ragione di agitare spettri e dare spazio alle polemiche.

Per chi investe conta capire una cosa sola. Dell'insieme di obiettivi che i legislatori hanno dato alle banche centrali (controllo dell'inflazione, massima occupazione, stabilità finanziaria) e di quelli che le banche centrali negli ultimi tempi si sono dati da sole (cambiamenti climatici, lotta alle diseguaglianze) quello che di gran lunga conta più di tutti in questo momento è l'occupazione, del quale clima e diseguaglianze sono ancillari.

E non, si badi, con la metrica dei disoccupati in uso da sempre, ma con la nuova metrica degli inoccupati, come ha ribadito Powell con la massima chiarezza a Jackson Hole. Teoricamente la disoccupazione potrebbe scendere anche a zero, ma finché non si riduce anche il numero degli inoccupati (il nonno in pensione, la madre che sta a casa a curare i figli), di coloro cioè che non stanno cercando un lavoro, le politiche rimarranno ultraespansive. L'inflazione? Vada dove vuole, in buona sostanza. Si cercherà di fare qualcosa per via politica o amministrativa, spingendo l'Opec a produrre più petrolio o tagliando d'autorità il prezzo dei farmaci, ma non molto di più. Per adesso è sufficiente dire che l'inflazione è transitoria. Se lo sarà sul serio, bene. Se non lo sarà si vedrà l'anno prossimo come aggiustare la narrazione. Anche l'ipotesi di alzare l'obiettivo di policy al tre per cento, nel caso, potrà venire utile.

Questo in America. In Europa c'è un altro tre per cento di cui qualcuno sta riprendendo a parlare, quello di Maastricht che si riferisce ai disavanzi pubblici. È un limite che negli anni è stato reso più articolato e complicato all'inverosimile dall'uso e dall'abuso del concetto di disavanzo strutturale ma che ha comunque, per come viene calcolato in Europa, un retrogusto inconfondibile di austerità e svalutazione interna.
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