In questi mesi di
inflazione la banche centrali hanno dato, più o meno ufficialmente, due diversi tipi di spiegazione, una più rigida e difensiva e l'altra più articolata.
1. Non abbiamo sbagliato, ci sono solo stati dei problemi imprevisti. Non pensavamo a una combinazione così perversa tra strozzature dell'offerta e aggressività della domanda. I nostri uffici studi alla fine del 2020 indicavano per la fine di quest'anno un'
inflazione al due per cento (Fed) o sotto il due (Bce).
2. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare in una situazione di emergenza.
Quando c'è una guerra, e la pandemia equivale a una guerra, prima si stampa e poi si chiede il perché. È il classico caso in cui è meglio fare troppo piuttosto che troppo poco. Non sapevamo esattamente come sarebbe andata con l'inflazione, anche perché misurare l'output gap è sempre molto difficile e lo è ancora di più in condizioni di disordine. Anche fare ipotesi sui mutamenti strutturali che shock di questo tipo possono provocare è quasi impossibile. Chi poteva ad esempio pensare che stesse diventando così difficile fare incontrare la domanda e l'offerta di lavoro? Insomma, ci spiace per questi numeri, sono un bel fastidio (Lagarde), ma non c'erano alternative.
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