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Gradi di difficoltà

Medio il 2021, medio-alto il 2022, alto il 2023


Se l'inflazione media, quest'anno sarà intorno al 4 per cento, i portafogli, per non perdere potere d'acquisto, si troveranno a dovere superare un'asticella ancora piuttosto alta. Poiché quasi tutte le giurisdizioni considerano capital gain anche il semplice recupero dell'inflazione, l'asticella da superare sarà in realtà tra il 5 e il 6 per cento, perché sul 4 andranno pagate le tasse. Per raggiungere il 5 in un portafoglio investito per metà in azioni, occorrerà che queste rendano il 10 (i bond, per prudenza, li calcoliamo a rendimento zero). Non è certo un obiettivo impossibile in caso di buona crescita dell'economia, ma è comunque impegnativo. Per renderlo più raggiungibile (e magari superarlo) bisognerà considerare seriamente l'ipotesi di aumentare la quota azionaria in caso di ribasso dei corsi. Più avanti nell'anno, probabilmente, si tratterà di fare il contrario e scendere di peso sotto il livello neutrale nei momenti di mercato forte.

Un'interessante diversificazione rispetto all'azionario è rappresentata dalle materie prime. L'anno scorso, per molti mesi, salirono tutte. Poi i percorsi hanno iniziato a differenziarsi. Per il 2022 gli squilibri tra domanda e offerta dovrebbero continuare a favorire le materie prime legate alla transizione energetica (rame, alluminio, nickel, litio, cobalto) nonché petrolio e uranio.

Chiudiamo sul dollaro, che sta manifestando qualche segno di debolezza proprio mentre i rialzi dei tassi attesi in America sono passati da tre a quattro. Qui conta molto il posizionamento. Il 2021, ricordiamo, era partito con il mercato posizionato aggressivamente contro il dollaro (per timori di debasing legato alle politiche espansive) e si è chiuso con un posizionamento di segno opposto (per le attese sui tassi). Ora il mercato ha già incorporato quattro rialzi nei suoi prezzi ma ritiene che il rischio sia che la Fed si fermi prima. Da qui le vendite delle posizioni in eccesso.
A parte queste considerazioni tecniche, tuttavia, il dollaro rimane solido di fondo. Nel caso si volesse comunque uscire dal dollaro, lo yen sarebbe da preferire rispetto all'euro. Ricordiamo infine che il dollaro offre copertura contro i rischi geopolitici.
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