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I tempi della crisi

Si risolverà, ma occorrerà pazienza

Siamo al punto di inversione. L'inflazione, con il 9.1 americano, ha molto probabilmente toccato il suo massimo, mentre la disoccupazione, confermata al bassissimo 3.6 nell'ultimo Employment Report, è al suo minimo storico e inizierà presto a risalire.

L'inflazione ha già iniziato a scendere nelle materie prime, nelle retribuzioni e nelle attese dei mercati finanziari. Segnali di inversione arrivano anche dal mercato del lavoro, dove le richieste di sussidi di disoccupazione hanno iniziato a risalire.

Inflazione e occupazione sono esattamente i due obiettivi istituzionali che la Federal Reserve deve tenere sotto controllo. Dalle dichiarazioni dei suoi massimi esponenti sappiamo che l'inflazione dovrà ritornare al due per cento in tempi ragionevolmente brevi e che la disoccupazione dovrà aumentare di mezzo punto percentuale, portandosi sopra il 4 per cento.



La Fed ritiene di potere evitare una recessione, anche se appare ogni giorno meno convinta di riuscirci. Un modo per raffreddare il mercato del lavoro senza creare troppi disoccupati sarebbe quello di cominciare a riequilibrare la sproporzione tra offerte di lavoro da parte delle imprese e persone in cerca di un impiego. Oggi ci sono in America due offerte di lavoro per ogni disoccupato, che può così spuntare una retribuzione più alta. La Fed dichiara di volere riportare questo rapporto alla pari, ovvero tante offerte di lavoro quanti sono i disoccupati. A questo punto il mercato del lavoro sarebbe in una situazione di stato stabile e senza inflazione salariale.

Larry Summers e Olivier Blanchard, in uno studio appena pubblicato e disponibile sul sito del Peterson Institute, sostengono però che per stabilizzare l'inflazione salariale e tornare al due per cento sull'inflazione al consumo occorre un aumento della disoccupazione non di 0.5 punti percentuali come dice la Fed, ma di 1.3. In pratica non basta che le imprese assumano di meno, ma occorre che licenzino.
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