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La sostenibilità in tempo di guerra: quali priorità?

In tempo di guerra tutto si ribalta e richiede la definizione di priorità da seguire mettendo in secondo piano quelle meno vitali

Ma oggi la sostenibilità, come è stata definita nelle sue parti in tempo di guerra, come può essere declinata nelle sue priorità e come tale in quale misura ed in quale modo è perseguibile?

Tutte e tre le combinazioni di sostenibilità in questo scontro, non solo bellico ma anche finanziario e geopolitico, sono messe a rischio di realizzabilità e la ricerca di un equilibrio sostenibile dai vari governi sembra sempre più una chimera per la mancanza di idee creative ed innovative che possano rompere l'accerchiamento in cui ci troviamo.

Il perseguimento della sostenibilità economica sulla base del bene comune era già saltato prima della guerra per l'insostenibile disuguaglianza sociale ed a maggiore ragione oggi anche nell'ambito della cosiddetta alleanza atlantica che favorisce alcuni paesi – Olanda, Gran Bretagna, Usa, Germania – a scapito degli altri, come il nostro che ha il tasso di inflazione più alto d'Europa, in questo modo viene meno il concetto di bene comune europeo eppure nessuno lo denuncia. L'incapacità di proporre strade percorribili per le mortali bollette energetiche diventa un suicidio, forse si potrebbe negoziare con l'Europa, vista la differenza fra stati, che eventuali deviazioni di bilancio per ridurre la pressione sulle aziende e sulla gente non siano considerate temporaneamente come scostamento di bilancio, questo può essere negoziato.

La sostenibilità ambientale è un dramma per le politiche poco lungimiranti che per troppo tempo hanno guidato i nostri politici, come si può perseguire questa sostenibilità oggi a scapito delle altre? La coperta è troppo stretta e non copre più nemmeno le chiacchiere di una classe politica che in campagna elettorale sembra avere smarrito le priorità decisionali.

La sostenibilità sociale in un sistema di ristrettezze diventa di difficile realizzazione in una confusione unica tra reddito di cittadinanza e posti di lavoro; parlare di democrazia oggi sembra sempre più solo un'utopia offensiva per le classi deboli.

In tempo di guerra tutto si ribalta e richiede la definizione di priorità da seguire mettendo in secondo piano quelle meno vitali, è evidente il dramma che abbiamo di fronte ed il percorso decisionale da fare ma è altrettanto evidente la pochezza inadeguata di una politica eterea; bisogna decidere per evitare il caos!

N.B. Si ringrazia il prof. Massimo Livatino per il contributo di idee
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