Cervelletto, gangli della base, talamo, ippocampo, corteccia parietale inferiore e lobo frontale sono solo le principali, ma sono ben 71 le strutture del cervello umano dedicate alla ricerca e al mantenimento dell'equilibrio posturale, una funzione essenziale per il movimento e per la sopravvivenza.
Tutte e 71 sono già al lavoro nel cervello collettivo globale per reagire con la massima rapidità possibile all'
uragano Trump e trovare contrappesi che ne bilancino lo sconquasso. Molti di questi bilanciamenti sono interni allo stesso programma di Trump, altri si produrranno all'interno del sistema America e altri ancora hanno già iniziato a produrre i loro effetti nel resto del mondo (si veda per esempio il
precipitare della crisi di governo in Germania e il passaggio di consegne, in tempi brevi, alla Cdu di Merz).
Per capire il contesto, occorre fare un passo indietro e dare un senso a quello che è accaduto nei giorni scorsi su due piani, quello elettorale e quello dei mercati obbligazionari.
Gli elettori hanno punito l'inflazione e la politica migratoria di Biden. Comprare crescita con l'inflazione e comprare poi disinflazione con l'immigrazione incontrollata hanno trovato un limite. Fino a un certo punto portano consenso, oltre quel punto lo fanno perdere.
Lo stesso messaggio lo stanno mandando i mercati obbligazionari. Se la Fed dichiara praticamente conclusa la battaglia contro l'inflazione quando questa è ancora sopra i target ufficiali nella sua componente core, se la Fed dichiara di dare la massima priorità all'occupazione quando questa è già piena, se il disavanzo fiscale è elevato con una crescita al 3 per cento e non potrà che diventare ancora più alto dovesse la crescita rallentare, allora altri tagli dei tassi di policy rischiano di complicare seriamente la vita alla parte lunga della curva. E se questa supera un certo livello di rendimento, mettiamo il 5 per cento, allora devono contrarsi i multipli azionari. E se comincia a scendere la borsa, un'altra fetta di consenso viene meno.
"