Altra settimana in pausa per il
petrolio, che ha chiuso venerdì a
57,36 dollari al barile, con un
calo dell'1,7%. Una fase di consolidamento che segue il raggiungimento dei picchi da metà 2015, dopo la conferma che
l'OPEC manterrà il regime di tagli sino a tutto il 2018. Ad attenuare la pressione ribassista i
dati positivi sulle importazioni di greggio in Cina.
Il
gas naturale ha accusato un pesante
ribasso di quasi il 10% a 2,772 dollari a causa di condizioni climatiche che continuano a deludere. Le ultime previsioni meteo parlano di temperature ancora elevate, che non depongono a favore dell'atteso aumento dei consumi a ridosso del Natale, in un mercato ancora condizionato da un eccesso di scorte.
Altra settimana drammatica per il
grano, che chiude
in calo del 5,43% a 392 cent per bushel, risentendo ancora dell'eccesso di offerta sui mercati globali. Gli ampi raccolti e l'accrescimento delle scorte continuano a pesare sulle quotazioni del frumento, che restano
esposte ad ogni più piccola notizia negativa sul fronte dell'export.
Altra ottava difficile per l'
oro, che
scivola del 2,63% a 1.245,2 dollari l'oncia sull'onda del progressivo apprezzamento del biglietto verde. Nell'
approssimarsi dell'appuntamento con la Fed, l'ultimo dell'anno, il metallo prezioso sta scontando un ormai certo aumento dei tassi d'interesse e la probabilità che l'anno prossimo l'
exit strategy subisca un'accelerazione.