E' finito l'anno scolastico, ne inizia un altro, ma le
polemiche sono sempre quelle: i governatori di nuovo fanno a
braccio di ferro con il governo per come dovrà partire il nuovo anno. Tutto questo perché non è stato ascoltata la
proposta di Anief, che chiedeva di programmare un
nuovo rapporto tra alunni e docenti nelle classi". E' quanto afferma Il Presidente del sindacato
Marcello Pacifico.
"Questo nuovo rapporto - spiega - avrebbe dovuto, ovviamente coinvolgendo il personale educativo ed amministrativo, dotare le scuole di maggiori autonomie scolastiche, cioè quelle
4.000 sedi scolastiche cancellate negli ultimi anni, ma soprattutto di dotare le scuole di più classi, perché le famose
classi pollaio con 25-28-30 alunni in 35 metriquadri, sono classi
a rischio Covid".
"Tutti sappiano che
la maggior parte degli studenti non si è vaccinata, quindi il primo settembre le scuole inizieranno con una popolazione studentesca che non si è vaccinata e con una
popolazione di lavoratori della scuola che
ha avuto il vaccino, ma non nella sua completezza, perché qualcuno non ha voluto optare per il vaccino", sottolinea Pacifico, ipotizzando che a quel punto ci sarà qualche assessore che chiederà di ammettere a scuola solo i vaccinati e qualcun altro che tornerà all'obbligo di mascherina, distanziamento ed anche alla Dad al 50% o 75%.
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Noi siamo per la didattica in presenza, - ribadisce il sindacalista - siamo per la responsabilità di ciascuno, anche nella campagna vaccinale,
non siamo per l'obbligo vaccinale perché è stato anche acclarato che chi si vaccina non è immune dalla
diffusione del virus. Quindi, da questo punto di vista andare a influire sul contratto come sta avvenendo per l'odine dei medici sarebbe veramente sbagliato".
"Nella scuola, il problema è che lo Stato ha la possibilità di
utilizzare i soldi del PNRR, utilizzare i 10 miliardi,
per dare alle scuole le classi che meritano, assumere il personale che meritano e dare i plessi che meritano per
fare le lezioni in classi con 15 alunni", rimarca il Presidente dell'Anief.
"Tutto questo si può fare, - aggiunge - però se lo Stato non lo fa, poi non può dire al lavoratore che gli sospende lo stipendio quando aveva la possibilità di farlo visto che ci sono i soldi dell'Europa".
"Siamo più che convinti che
il problema non è tanto e non è solo la campagna vaccinale degli studenti e dei lavoratori della scuola. Il problema fondamentale è negli
spazi in cui fare didattica in presenza. Lo
Stato li deve garantire, lo ripetiamo e continueremo a ripeterlo senza fermarci. Non è colpa di nessuno se si diffonde il Covid, ma è colpa di chi non adotta gli strumenti necessari per evitare la diffusione del contagio".
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