(Teleborsa) - L'emendamento che accorpava IMU e TASI, cosiddetto IMI, non si farà. Lo ha annunciato Maino Marchi, capogruppo Pd in commissione Bilancio della Camera spiegando che dalle verifiche fatte "l'unificazione delle due imposte avrebbe portato un aumento della tassazione per i cittadini", seppur lieve.

L'emendamento, proposto dall'Associazione nazionale Comuni italiani (ANCI) e, che aveva scatenato il malcontento in seno all'opposizione, mirava a istituire un'imposta municipale sugli immobili, l'IMI, che avrebbe sostituito l'imposta municipale propria (IMU) e il tributo per i servizi indivisibili (TASI).

La proposta dell'ANCI prevedeva l'applicazione dell'IMI in tutti i Comuni del territorio nazionale, ad eccezione delle Provincie autonome di Trento e Bolzano, oltreché la facoltà di modificarla.

L’aliquota, che doveva essere decisa dai Comuni e per gli immobili (non le prime case) e i fabbricati (tranne quelli rurali), passava così dall’8,6 all'11,4 per mille, mentre per ville e castelli dal 5 al 7 per mille.