(Teleborsa) - La decisione annunciata dal Regno Unito di chiudere lo spazio aereo ai velivoli Boeing 737 Max 8, in attesa che il costruttore effettui i necessari controlli a seguito delle analisi dell'incidente occorso in Etiopia e ridefinisca i parametri di impostazione del software di volo, è destinata a influenzare anche la posizione dell'agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa).

Almeno ciò è quanto ci si aspetta, perché le limitazioni rischiano di disorientare operatori e utenti. La Civil Aviation Authority (CAA) britannica si è aggiunta alle autorità di Cina, Indonesia, Australia, Singapore, Malaysia, Corea del Sud, Oman, Etiopia. La decisione riguarda non solo i decolli e atterraggi negli aeroporti del Regno Unito ma anche il sorvolo dello spazio aereo che rientra sotto il controllo della CAA.

Attualmente il 40% del totale degli aeromobili 737 Max8 in servizio è stato messo a terra da autorità governative competenti per l'aviazione civile. Continuano a operare i 72 velivoli di questo tipo in servizio negli USA e i 40 in Canada, così come i tre presenti nella flotta di Air Italy e quelli di Flydubai, la low cost degli Emirati Arabi, che collega Dubai a Catania con il 737 Max 8.