(Teleborsa) - Flop per la "tassa Airbnb". Secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi 2018 elaborati dal Dipartimento delle Finanze, ad aderire sono stati 7.200 contribuenti, raccogliendo 44 milioni di euro, cioè la metà degli incassi previsti.

Creata dal governo Gentiloni con la manovrina di aprile 2017, l'imposta era pensata come misura antievasione per raccogliere maggior gettito in un momento di necessaria correzione dei conti pubblici.

La tassa prevede l'obbligo per comodatari e affittuari - ma anche per gli intermediari immobiliari che gestiscono locazioni di appartamenti, case vacanza o ville per periodi non superiori a 30 giorni, anche mediante piattaforme online, come fanno appunto Airbnb o Booking - di applicare al momento del pagamento una cedolare secca con aliquota al 21% sul costo dell’affitto.

L’intermediario viene quindi riconosciuto come sostituto d’imposta e, una volta ricevuto il pagamento, è tenuto a saldare. La nuova norma però aveva scatenato un lungo contenzioso proprio tra Airbnb e lo Stato che ha avuto un peso determinante per l'adesione degli interessati al nuovo regime nella prima fase di attuazione.