"Più in particolare Confindustria ci ricorda che i consumi interni sono ripartiti con almeno tre mesi di anticipo e che i dati dell'export sono
già tornati ad essere quelli ante-Covid. Il tutto in un clima di fiducia crescente che è fondamentale per garantire una crescita strutturale ed equilibrata".
"Esistono tuttavia almeno due minacce importanti non trascurabili", ricorda Ferretti, citando la prima minaccia che è quella che riguarda le materie prime e l'inflazione. "A fronte di un'offerta di materie prime e di semilavorati ancora in assestamento per colpa del lockdown - spiega l'economista - la domanda proveniente dall'industria è stata molto brusca, la produzione industriale cinese a gennaio è aumentata del 30%, era impossibile trovare un container, impossibile trovare materiale per imballaggio e impossibile trovare semiconduttori. Questo ovviamente ha generato delle forti tensioni sui prezzi di materie prime e semilavorati".
"La seconda minaccia è più di carattere politico", sottolinea l'economista, ricordando che "per mettere a terra il Recovery Plan dovremo mettere a terra qualcosa come 58 riforme e queste dovranno passare dal Parlamento, alcune anche con scrutino segreto".
"E' del tutto evidente che, se gli scontri intestini tra i partiti della maggioranza dovessero in qualche modo rallentare questo processo di riforme e quindi rallentare anche il Recovery Plan, l'Italia potrebbe trovarsi in gravi difficoltà ed isolata rispetto agli altri paesi, oltretutto in una situazione peggiore di quella ante-Covid perché ci ritroveremmo con un debito pubblico al 160% ed un'inflazione che porterebbe la nostra spesa per interessi sul debito a livelli non sostenibili".
"Ma per fortuna Draghi c'è!"