(Teleborsa) - Reparti delle forze speciali Usa, tentarono la liberazione del giornalista James Foley e di altri ostaggi americani detenuti dai jihadisti islamici, dopo che inizialmente era stato richiesto un riscatto.

La missione, autorizzata dal presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, rimase segreta e fu condotta da reparti speciali della marina americana.

Il tentativo di salvataggio, che poi si concluse con un fallimento, fece seguito ad una richiesta di denaro fatta direttamente a Global Post, l’agenzia di stampa on-line per la quale Foley lavorava; una richiesta di 100 milioni di Euro che i rapitori chiesero in alternativa al rilascio di prigionieri musulmani detenuti nelle carceri americane. Lo ha riferito Philip Balboni, presidente e amministratore delegato di Global Post, in una e-mail inviata ieri.

Funzionari dell'intelligence Usa hanno detto che la missione di salvataggio era stata condotta da diverse decine di militari, dopo che i servizi di informazione pensavano di aver trovato dove si tenevano gli ostaggi.

Una volta arrivati in Siria, gli incursori Usa avrebbero avuto un conflitto a fuoco con le milizie dello Stato Islamico, per accorgersi successivamente che gli ostaggi erano stati spostati. Queste circostanze sono state riferite da funzionari dell’intelligence Usa, a patto di mantenere l’anonimato perché la missione risulta ancora "classificata".