(Teleborsa) - L'acquisto di una quota di minoranza in una società quotata da parte di un investitore finanziario e la contestuale stipula di un patto parasociale non comportano l'obbligo di Offerta Pubblica di Acquisto (OPA).

A sentenziarlo è la Consob in risposta ad un quesito in merito ad una operazione avente come protagonista una società quotata in Borsa.

La Commissione di Vigilanza non fa il nome della società protagonista, limitandosi a spiegare che l'operazione di acquisto di una partecipazione di minoranza nel capitale sociale di una società quotata da parte di un investitore finanziario "si inquadrerebbe nella strategia della società quotata di ricercare investitori interessati a partecipare al suo rafforzamento, a livello sia patrimoniale sia organizzativo e manageriale".

Ciò anche con la previsione della stipula di un patto parasociale volto a regolare i reciproci diritti e obblighi della parti "perché il patto confermerebbe il ruolo centrale dell'attuale controllante di fatto ai fini della definizione degli indirizzi strategici e della gestione dell'attività industriale, nonché nella gestione del processo di crescita del gruppo, senza alterazione degli attuali assetti di controllo dell'emittente", spiega la Consob.

Secondo il watchdog dei mercati "l'attuale controllante ridurrebbe di poco la propria partecipazione e, pur in presenza di un patto parasociale, manterrebbe la propria posizione di influenza dominante sull'emittente con una partecipazione superiore al 30%. All'investitore verrebbero attribuiti poteri di vigilanza e monitoraggio sulla gestione dell'emittente, senza mai dar luogo ad ingerenze nella gestione. La modifica negli assetti azionari dell'emittente conseguenti all'operazione, dunque, non determinerebbe variazioni negli assetti di controllo".

Come detto, la Commissione non fa il nome della società quotata protagonista del quesito, ma secondo gli analisti si tratterebbe di Trevi Finanziaria Industrialealla luce dell'ingresso nel suo capitale del Fondo Strategico Italiano (FSI).