(Teleborsa) - La Camera ha dato il via libera alla Riforma dell'editoria, con 292 sì, 113 no e 29 astenuti, accogliendo le numerose novità introdotte in Commissione Cultura ed in Aula. Il provvedimento, che mira ad una riorganizzazione del settore editoriale, passerà ora all'esame del Senato.

Fra i punti cardine della riforma c'è il riordino del finanziamento pubblico, che passerà attraverso l'istituzione di un apposito Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione, che verrà finanziato anche con l'extragettito del canone RAI e con un contributo di solidarietà dello 0,1% sui redditi derivanti dalla vendita di pubblicità.

Quanto alla distribuzione dei fondi, il governo si occuperà di ridefinire i criteri di accesso (tiratura, localizzazione, numero giornalisti, contenuti ecc.), ma restano esclusi in ogni caso gli organi di informazioni afferenti a partiti politici o sindacati, così come i periodici specialistici ed a carattere scientifico ed ancora le testate facenti capo a gruppi editoriali quotati.

La riforma prende poi in considerazione una serie di temi quali la riorganizzaizone dell'ordine ed i prepensionamenti dei giornalisti, mentre un corpo di norme disciplina la rete distributiva e dei giornalai, nel senso di una "liberalizzazione" con paletti (divieto di sospensioni arbitrarie delle consegne). La liberalizzazione riguarderà orari di apertura ed assortimento , mentre cadrà dal 2017 la parità di trattamento, ovvero l'obbligo per i giornalai di mettere in vendita tutte le pubblicazioni che vengono mandate in edicola da grandi e piccoli editori.