(Teleborsa) - Entro fine anno il prezzo del petrolio potrebbe arrivare a 60 dollari al barile, "dal momento che il sistema produttivo ci sembra sotto pressione, la capacità di riserva è minima e i produttori più grandi stanno soffrendo un deficit di budget o di liquidità", spiega Charles Whall, Portfolio Manager dell’Investec Global Energy Fund di Investec Asset Management. In particolare, l'esperto ritiene che l’Arabia Saudita stia forse spingendo la produzione più di quanto non sia sostenibile per loro, visto che le giacenze sono in calo dall'ottobre scorso. Anche l’obiettivo dell'Iran di produrre oltre 4 mb/d "ci sembra tirato".

Secondo Whall, il cambiamento della politica saudita, annunciato ieri dopo il vertice OPEC, è dovuto innanzitutto alla consapevolezza che il piano “Vision 2030”, per diversificare l’economia saudita, ha bisogno di un prezzo del petrolio maggiore, dal momento che a mettere in moto il piano è la vendita di un pacchetto azionario Saudi Aramco, che dipende dal prezzo del petrolio.

Qualsiasi accordo tra Iran e Arabia Saudita nello scenario attuale, in particolare con la partecipazione della Russia, è un segnale storico e molto positivo per la regione. Tuttavia, finalizzare l’accordo comporta una serie di rischi. Il Portfolio Manager non pensa che verrà tolta dal mercato una grossa quantità di petrolio, né che questo dovrebbe bastare ad aumentare i prezzi.