(Teleborsa) - Nel Technology Collaboration Programme dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) si evidenzia come le donne nella formazione scientifica siano il 37% sul totale dei laureati, contro un massimo del 40% raggiunto dalla Svezia. Il rapporto, coordinato dall'ENEA, mostra anche come l’Italia si posizioni invece a livelli inferiori come percentuale di ministri donne competenti in materia di Energia (una media del 13% nel periodo 1980-2017, contro il 31% della Svezia al primo posto). La situazione non migliora se si considerano le attuali commissioni parlamentari dove l’Italia è ultima per la posizione apicale e si colloca poco meglio per quelle di vice (25%) o in generale nella composizione dei membri (25%).

Nel settore privato in Italia non figurano donne tra gli amministratori delegati ma il numero di Presidenti è pari al 40%.

"Le barriere che le donne affrontano nel settore energetico sono simili a quelle che affrontano nei Paesi industrializzati in altri campi. - afferma la ricercatrice ENEA Elena De Luca. - Tuttavia, molti studi hanno dimostrato che una maggiore presenza delle donne nei diversi settori dell'economia porterebbe benefici economici e sociali a tutti. Pertanto, è necessario coinvolgere i decisori sia nel settore pubblico che in quello privato affinché si impegnino a rimuovere gli ostacoli per favorire la parità di accesso ai diversi percorsi professionali".

"La nostra indagine, realizzata anche grazie alla collaborazione di ISPRA e RSE per il settore ricerca in Italia, mostra come il numero medio di donne nel management e nei board sia più elevato in tutte quelle imprese italiane e internazionali che hanno aderito a 'Equal by 30', la campagna rivolta al mondo imprenditoriale e istituzionale per l’adozione entro il 2030 di misure paritarie in termini di opportunità, livello salariale e leadership", conclude Tania Giuffrida, ricercatrice ENEA che ha lavorato al rapporto.