(Teleborsa) - Greenpeace si mobilita contro gli allevamenti intensivi, in concomitanza con il dibattito sul clima in corso alle Nazioni Unite e con il vertice europeo sulla PAC (Politica Agricola Comune) in corso a Bruxelles.

Attivisti dell’organizzazione ambientalista, dalle 8 di questa mattina, stanno protestando a Roma, davanti al Ministero delle Politiche Agricole. Secondo Greenpeace, per limitare l'innalzamento della temperatura globale e per rispettare l'Accordo di Parigi, è necessario dimezzare produzione e consumo di carne entro il 2050.

"La crescente produzione di carne è responsabile, ad oggi, del 14% delle emissioni di gas serra in Europa - spiega Federica Ferrario, responsabile Campagna agricoltura di Greenpeace Italia - un contributo pari a quello del settore dei trasporti, finora non affrontato adeguatamente dalle politiche nazionali e internazionali''.

L'organizzazione ricorda inoltre che l’agricoltura industriale e l’allevamento sarebbero responsabili di circa l’80% della deforestazione a livello mondiale, perché per nutrire gli animali occorrono grandi quantità di mangimi e di terre per colture.

La Ferrario afferma che ogni anno, attraverso la PAC, miliardi di euro di fondi pubblici vengono spesi per finanziare il sistema degli allevamenti intensivi (allevamento e produzione di colture destinate alla mangimistica); al contempo, in Italia, tra il 2004 e il 2016, hanno chiuso oltre 320 mila aziende agricole (un calo del 38 per cento), mentre quelle rimaste diventano sempre più grandi e intensive.

La responsabile di Greenpeace sottolinea dunque che solo adottando politiche ad hoc "si potrà dare un vero sostegno al
Made in Italy, che deve diventare garanzia di qualità anche in termini di impatti ambientali, e non essere sacrificato sull'altare della quantità".