Quali prospettive di ripresa lei intravede per il settore alberghiero?
"A breve non vedo grosse prospettive di ripresa. Il settore ricomincerà a lavorare a pieno regime nella primavera del 2021. Questa la previsione che ipotizziamo come albergatori. Il problema è che non abbiamo alcuna prenotazione sui nostri siti o attraverso i portali. A Roma, città d’arte, le prenotazioni sono a zero. Per cui navighiamo a vista, vedremo nei prossimi mesi come potrà evolvere il mercato. Ci sarà sicuramente maggiore attenzione al mercato interno. Anche se con il mercato italiano non riusciamo a raggiungere la piena occupazione delle stanze perché rappresenta solo il 50% delle richieste. Ciò fino a quando non si ripristinerà la normalità. Ritengo che molte aziende decidano di non riaprire in questa prima fase e magari riservarsi di farlo nei mesi di settembre ottobre, augurandoci che siano riaperti i voli e anche dall’estero possano venire con tranquillità".
Come pensa potrà cambiare il modello di ospitalità?
"Il modello di ospitalità è già cambiato. Ci saranno delle procedure che si avvicinano molto a quelle di tipo sanitario. Ci saranno dei percorsi prestabiliti, pure non rinunciando alla nostra maniera di accogliere. Benché schermati da plexiglas e mascherine, cercheremo di sorridere con gli occhi, essere espressivi. L’attenzione al momento è solo rivolta solo a coloro i quali sono obbligati a viaggiare".
Il Governo ha pensato di istituire una detrazione fiscale per soggiorni di almeno 3 notti in strutture ricettive italiane. E’ un incentivo che vi convince?
"Tutti gli incentivi sono buoni, è buona cosa che ci sono delle iniziative da parte del Governo. Certo è che molti le vacanze non le faranno in mancanza di liquidità. Altri non le faranno perché hanno già consumato le ferie, come è capitato a coloro che sono andati in cassa integrazione. Penso che saranno le località marine e di montagna le mete di vacanza, piuttosto che le città d’arte".
Lei è titolare di un albergo che ha offerto i suoi spazi per ospitare pazienti Covid guariti e dimessi dagli ospedali. Cosa sta dimostrando questa esperienza?
"È stato un arricchimento professionale molto importante. Negli alberghi abbiamo già una serie di procedure, percorsi obbligati di pulizia profonda, igienizzazione e sanificazione. Questa esperienza ci ha fatto fare un passo ulteriore, perché abbiamo imparato quali sono tutte le tecniche che usano negli ospedali. Il nostro personale non è interessato perché gli alberghi hanno solo compiti di controllo, come l’apertura distanza di cancelli e porte, per cui non entra in contatto in nessun modo con gli ospiti in quarantena. Ci hanno insegnato le tecniche di sanificazione delle mani, a mettere il gel e poi il guanto e come toglierlo, come vanno indossati le mascherine e i dispositivi di protezione per essere sicuri di non mettere a repentaglio la propria salute".