(Teleborsa) - La sostituzione forzata da parte dell'Europa di quasi l'80% delle forniture di gas russo, principalmente attraverso l'acquisto di gas naturale liquefatto (GNL), mette sotto pressione il bilancio del gas e rende più complessa la definizione delle relative politiche, ma può avvantaggiare le società del settore utility che hanno pianificato o si sono già mosse per la costruzione di infrastrutture per il GNL. Secondo le stime di S&P Global Ratings, l'Europa ha bisogno di un'enorme quantità di GNL, circa 150 miliardi di metri cubi (bcm) all'anno, fino al 2025, quasi il 65% in più rispetto ai 90 bcm acquistati nel 2021. Le utility europee – sottolineano gli analisti di S&P – devono però affrontare un'intensa concorrenza, soprattutto dalla Cina, in un mercato di venditori globali.

Le aziende del settore – rileva S&P – devono inoltre affrontare rischi di credito se i prezzi del GNL dovessero andare ben oltre l'ipotesi di base delineata da S&P, pari a 40 dollari per mmBtu (milione di British thermal unit) nel 2023 e a 25 dollari negli anni successivi, minacciando gli utili e la liquidità, o se gli asset dovessero arenarsi dopo il 2030 man mano che l'Europa realizza le sue ambizioni di decarbonizzazione.

S&P vede, infine, anche nuove aree di rischio per la sicurezza degli approvvigionamenti, data la dispersione degli acquisti di GNL in Europa da pochi fornitori globali e le strozzature della catena di approvvigionamento che potrebbero ostacolare le consegne agli utenti finali, in particolare nella Germania meridionale e nell'Europa centrale.