(Teleborsa) - L'Europa è l'area mondiale con il maggior grado di dipendenza energetica (55,5%), con il dato che scende al 20% per la Cina ed è 0% per gli USA che sono totalmente autosufficienti. All'interno del Vecchio Continente, l'Italia è il paese con il maggior grado di dipendenza energetica pari al 73,5%, mentre la Francia - che usa il nucleare- ha un grado di dipendenza pari al 44,2%. È quanto emerge dal quinto MED & Italian Energy Report, realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e frutto della sinergia scientifica tra SRM (Centro Studi collegato a Intesa Sanpaolo) e l'ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies.

Restando sull'Europa - più efficiente nell'uso dell'energia rispetto a Cina e Stati Uniti - emerge che nel mix energetico per la produzione di elettricità l'uso del carbone è diminuito dal 31% al 16%; aumentata in maniera significativa la quota del gas naturale dal 12% al 20%. Dominano le energie rinnovabili, passate dal 15% al 38%. Le importazioni di gas dalla Russia erano il 41,1% per l'Europa pre-guerra (2021), sono scese al 10% nel 2022 e ancora al 6% nei primi 9 mesi del 2023.

Inoltre, sempre in Europea, cresce il ruolo del Gas Naturale Liquefatto (GNL): si registra una crescita delle forniture da USA e Algeria che sono passate tra il 2021 ed il 2023 rispettivamente da 26% a 30% e da 11% a 15%.

Per quanto riguarda l'Italia, dal rapporto emerge che nel 2022 con un consumo energetico complessivo pari a poco più di 6 Exajoules ha generato un PIL di 2 trilioni di dollari, risultando (nel coefficiente pil/consumi energetici totali) più efficiente rispetto al valore medio europeo ed in linea rispetto ai principali competitor manifatturieri (Francia 8,4 Exajoules con un PIL di 2,8 trilioni di dollari; Germania 12,3 Exajoules con un PIL di 4,1 trilioni di dollari).

Inoltre, è aumentato in modo significativo l'uso del gas e delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica; coprono rispettivamente il 54% ed il 35% del mix elettrico. Le importazioni di gas russo dal gasdotto TAG si sono ridotte dal 28,4% del 2020 al 2,4% dei primi 10 mesi del 2023. Le importazioni di gas dall'Algeria attraverso il gasdotto Transmed sono aumentate dal 12% del 2020 al 20,2% dei primi 10 mesi del 2023. Un vero e proprio effetto sostituzione Algeria-Russia. Ciò ha rappresentato anche uno spostamento del baricentro energetico da EST a SUD ridando centralità al Mediterraneo.

Una parte importante del report è quella che evidenzia come l'attuazione della transizione energetica implichi altri rischi geopolitici, legati alla necessità di materie prime fondamentali per le tecnologie "verdi". È infatti fondamentale il ruolo delle materie prime critiche per lo sviluppo delle tecnologie verdi: ad esempio; un'auto elettrica contiene 6 volte la quantità di minerali usati per un'auto tradizionale. Queste materie prime sono concentrate in un numero limitato di paesi. Le quote più elevate sono: Congo per il cobalto (66%), Australia per il litio (54%), Cina per la grafite naturale (65%) e le terre rare (65%) e Sud Africa per il platino (72%).

Un altro capitolo è quello sui porti, che stanno diventando "sempre più uno strumento di influenza geopolitica utilizzato dalle grandi potenze per aumentare la loro connettività con i paesi considerati strategici". Inoltre, si stanno configurando come veri e propri hub energetici e digitali oltre che logistici. Terminali di energie fossili, luoghi di sbocco di pipelines, comunità energetiche, vicini ad industrie ad alta intensità energetica possono contribuire attivamente agli sforzi globali di decarbonizzazione.