(Teleborsa) - La Nutella, oggetto del desiderio di molte persone, ma anche esempio del Made in Italy che coglie l'opportunità della globalizzazione.

A premiare il noto marchio piemontese di proprietà della Ferrero, nato dalla tradizionalissima crema gianduia, è stato niente di meno che l'OCSE, che l'ha citata fra le catene globalizzate. Uno studio intitolato "t Mapping Global Value Chains", condotto da Koen Backer e Sebastien Mirodout, ha rivelato che la Nutella è un chiaro esempio di catena globalizzata nel settore dell'agroalimentare.

Cosa significa impresa globalizzata per l'OCSE? Per diventare impresa globale non basta vendere in tutto il mondo, ma la vocazione planetaria deve coinvolgere tutto il processo che va dalla produzione, alla distribuzione e vendita del prodotto ai consumatori.

Ebbene, il noto marchio di Alba è internazionale in tutto e per tutto, poiché i prodotti usati per produrre la famosissima crema spalmabile, amata dai bambini (e non solo...) arrivano da ogni parte della terra: dalla Turchia giungono le croccanti nocciole, dalla Malesia l'olio di palma, dalla Cina la vaniglia, dalla Nigeria il cacao e dal Brasile lo zucchero. Solo il latte in polvere è un prodotto prevalentemente locale.

Anche la fase produttiva è pressoché globalizzata, con nove stabilimenti dislocati in tutto il mondo: cinque in Europa, uno in Russia, uno in Nord America, due in Sud America e uno in Australia. La Nutella arriva così in ben 75 Paesi ogni anno, in un quantitativo di 250mila tonnellate.