(Teleborsa) - Spaventose le proiezioni sui requisiti sull'accesso al pensionamento anticipato per i docenti: tra 15 anni, nel 2030, si potrà accedere alla pensione di vecchiaia solo oltre i 68 anni; mentre per accedere all'assegno di quiescenza anticipato bisognerà aver versato attorno ai 44 anni di contributi. A comunicarlo il sindacato per la scuola Anief, specificando che già oggi i pochi fortunati che possono lasciare prima, si vedono quasi sempre decurtare l'assegno pensionistico di cifre non indifferenti, in media del 25%.

Invece di introdurre flessibilità in uscita per ringiovanire il corpo insegnante più vecchio al mondo, si è spostata in avanti l'età di pensionamento delle donne (l'81% dei docenti) di 6 anni, spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, chiedendosi: "perché un prof francese può invece andarsene senza decurtazioni a 62 anni? Perché in Polonia, Cipro, Belgio, Danimarca, Irlanda, Grecia, Spagna e Lussemburgo si può accedere tra i 55 e i 60 anni ad una pensione piena sulla base degli anni di servizio svolti?"
Secondo il sindacalista "la verità è che anziché incentivare il trattenimento in servizio, come indicherebbe l'Ocse, si agisce solo in un verso: quello di disincentivare chi è sfinito. E vuole far valere il diritto di andare in pensione senza decurtazioni rispetto ai contributi versati per decine di anni. Come avviene in diversi altri Paesi d'Europa".