(Teleborsa) -

Alla luce della riattivazione dei controlli voluta dalla Svezia sul famoso ponte Oresund, e del blocco a singhiozzo attivato in questi ultimi mesi dal Belgio sui confini francesi, quanto costerebbe all'Italia la sospensione di Schengen?

Se i Paesi dell'UE decidessero di ripristinare i controlli ai confini per contrastare la pressione migratoria dei profughi provenienti dal sud-est dell’Europa, per l’economia italiana si potrebbe verificare una ricaduta economica negativa fino a 10 miliardi di euro all’anno.

Il settore colpito per primo, ovviamente, sarebbe l’autotrasporto. I Tir vedrebbero allungarsi notevolmente i tempi di ingresso/uscita alle frontiere, con un conseguente aumento del prezzo delle merci importate/esportate e delle ricadute macro economiche che interesserebbero il Paese: come, ad esempio, la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e il calo dei consumi interni. A fronte di questo “disagio”, i costi derivanti dall'aumento dei prezzi oscillerebbero tra i 4,8 e i 9,8 miliardi di euro all’anno.

I turisti giornalieri e del week-end, invece, potrebbero decidere di non trascorre qualche giorno di vacanza in Italia a causa del ripristino dei controlli e dei tempi di attesa: il danno per la nostra bilancia turistica varierebbe tra i 233 e i 465 milioni di euro l’anno.

Infine, i lavoratori frontalieri che ogni giorno dovrebbero rimanere in fila per attraversare il confine, subirebbero un costo variabile tra i 53 e i 105 milioni di euro.

A stimare gli effetti economici che potrebbe dar luogo l’eventuale sospensione di Schengen (complessivamente tra i 5,1 e i 10,3 miliardi di euro pari ad un impatto sul nostro PIL variabile tra lo 0,3 e lo 0,6 per cento) è stato l’Ufficio studi della CGIA che ha ipotizzato 2 scenari: uno con controlli meno invasivi, l’altro con un’attività della polizia di frontiera più rigorosa che si tradurrebbero in un aumento dei tempi d’attesa per coloro che devono attraversare i confini.

"Senza l’accordo di Schengen – ha dichiarato il segretario dell'associazione degli artigiani Renato Mason – l’Europa non sarebbe più la stessa e non potremmo più parlare di mercato unico. In buona sostanza ritorneremmo indietro di 20 anni, con il dubbio che dopo lo stop alla libera circolazione delle merci e delle persone prenda sempre più corpo la decisione di eliminare anche la moneta unica".