(Teleborsa) - L'onda lunga del caso Apple rischia di travolgere, dopo l'Irlanda, anche l'Italia. Alla fine del 2015, infatti, Apple Italia ha raggiunto un accordo con il fisco italiano per sanare l’evasione di quasi un miliardo di euro risalente al periodo 2008-2013 durante il quale il gruppo ha omesso di versare nella casse dell’erario italiano la quota Ires per un valore di 880 milioni di euro. L’accordo ha previsto che Apple pagasse soltanto un terzo del debito, pari a circa 318 milioni di euro, secondo quanto richiesto nei verbali di accertamento.

Sui quasi 600 milioni di euro mancanti all'appello, duro attacco politico da parte della Lega Nord, che attraverso un'interrogazione dell'onorevole Guido Guidesi chiede al Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, come "alla luce di quanto deciso dalla Commissione europea, intenda procedere in merito alla posizione fiscale di Apple, tenuto conto del fatto che la transazione del fisco italiano con la multinazionale, intervenuta alla fine del 2015, risulta, alla luce dei fatti, costituire un probabile aiuto di Stato, nonché un danno economico alle casse dell’erario".

Il riferimento è alla decisione della Commissione europea che, attraverso Margrethe Vestager, commissaria alla concorrenza, ha condannato Apple a pagare all’Irlanda 13 miliardi di euro di tasse arretrate, che salirebbero quasi a 18 con gli interessi. Per l'interrogante, in riferimento al caso italiano, il mancato pagamento dei due terzi di tasse omesse costituisce "di fatto un pregiudizio per i contribuenti italiani in generale, ed in particolare per coloro che, presentando pendenze con il fisco, sono dallo stesso fortemente vessati".

Da questo punto di vista, la normativa europea sugli aiuti di Stato lascia poco spazio alle interpretazioni e richiede che - laddove si registri un aiuto di Stato illegale, come nel caso dell'Italia - sia recuperato per "rimuovere la distorsione della concorrenza creata".