(Teleborsa) - Abi e Cerved hanno presentato oggi i risultati dell’Outlook sulle nuove sofferenze delle imprese italiane, che elabora stime e previsioni dei tassi di ingresso in sofferenza delle società non finanziarie per classe dimensionale. Il rapporto evidenzia un progressivo miglioramento, ad eccezione delle imprese meridionali, che dovrebbe contribuire a ridurre anche le sofferenze bancarie.

Secondo la ricerca, il 2016 è il primo anno dall'inizio dalla crisi in cui le sofferenze per le imprese si riducono in tutti i settori economici e in tutte le aree geografiche, con la sola eccezione del Mezzogiorno dove le imprese si mantengono sui livelli del 2015. Fra gennaio e giugno 2016 le banche hanno passato in sofferenza un ammontare di prestiti pari a circa 12 miliardi di euro (rispetto ai 15 miliardi dello stesso periodo del 2015), in calo del 18% su base annua.

Il tasso di ingresso in sofferenza per le società non finanziarie si è attestato, in termini di importi, al 3,9% a fine giugno 2016. Si prevede un’accelerazione del miglioramento nella seconda metà dell’anno: in termini di numeri, il tasso di ingresso in sofferenza è atteso a 3,6% a fine 2016 (3,8% a fine 2015).

Dal punto di vista settoriale, l'industria ha evidenziato sofferenze al 2,8%, in diminuzione di tre decimi rispetto all’anno precedente, le costruzioni hanno riportato un miglioramento al 5,7% dal 5,8% del 2015 (livello pre-crisi 1,8%), i servizi al 3,3%, due decimi in meno dell’anno precedente.

Le previsioni per il 2017-2018 evidenziano miglioramenti diffusi in tutti i settori e le aree geografiche, con un restringimento dei divari tra settori e aree più e meno rischiose. Nel 2018, medie e grandi imprese torneranno vicine ai livelli pre-crisi. Stimando una crescita per l’economia italiana dello 0,9% nel 2017 e dell’1,2% nel 2018, il tasso di ingresso in sofferenza per le società non finanziarie dovrebbe ridursi dal 3,6% (fine 2016) al 3% nel 2017, per poi diminuire ulteriormente al 2,5% nel 2018. I cali saranno più accentuati per i segmenti più rischiosi: microimprese, società edilizie e meridionali, che ridurranno il divario di rischio ma manterranno tassi ben più elevati rispetto alla media. A fine 2018, medie e grandi società industriali saranno tornate a tassi di ingresso in sofferenza vicini a quelli pre-crisi.