(Teleborsa) - Una nuova era. Il passaggio di quella "Campanella" tra Gentiloni e Conte più nota che mai per la rapidità e freddezza con cui il 22 febbraio 2014 fu trasferita frettolosamente pure senza uno sguardo tra l'uscente Enrico Letta e l'entrante Matteo Renzi poche ore dopo il suo storico rassicurante "Enrico stai sereno" sancisce davvero termine e inizio di due epoche diverse.

Il Governo a guida Movimento 5 Stelle-Lega è nella "pienezza delle funzioni" anche se è d'obbligo un "quasi", mancando ancora la "fiducia di Camera e Senato. Scontata a Montecitorio, certa, anche se leggermente più a rischio, a Palazzo Madama. Ma non dovrebbero esserci sorprese. E' il frutto della volontà degli italiani risultato dal voto del 4 marzo almeno per quanto riguarda il numero dei consensi ottenuti, anche se raccolto dopo settimane di incertezze, diktat, altolà, cambi marcia e chi più ne ha più ne metta sfociati nella clamorosa rottura sulla linea del traguardo per la disputa del nome di Paolo Savona all' Economia. Mattarella non ne ha proprio voluto saperne, con la richiesta di Impeachment partita da Di Maio.

E' accaduto l'incredibile in poche ore. La rinuncia di Giuseppe Conte all'incarico, la convocazione e incarico allo specialista di spending review Cottarelli che raggiunge il Quirinale trolley alla mano. Verifiche di sostegni risultati impossibili, grida di "al voto al voto" anche sotto il solleone di agosto, i fulmini di Salvini, la richiesta a gran voce di Impechment di Di Maio supportata "a sorpresa" da Giorgia Meloni, lo spread che s'impenna vertiginosamente con Borse allo sbando. Giuseppe Conte che torna con Cottarelli lestissimo a farsi da parte.

Incarico bis a Conte, lista dei ministri con Paolo Savona presente anche se agli "Affari europei", due vice Premier, Di Maio e Salvini, non poteva essere altrimenti. Con i due leader ministri (Lavoro e Interno) e il collaudato e rassicurante Giancarlo Giorgietti, leghista di vecchia data e prezioso suggeritore nelle vesti di sottosegretario alla presidenza del consiglio. Veloce giuramento, primo Consiglio, poi "Tutti" al ricevimento del Quirinale per i festeggiamenti del 72esimo della Repubblica, felici e sorridenti.

Come se l'Italia non avesse trascorso giorni e ore da tregenda fin sull'orlo della crisi istituzionale. Con lo spred improvvisamente d'incanto abbassato e Borse in salita. Cosa sia realmente accaduto in quelle ore convulse in Italia, in Europa e, perché no, nelle parti del Mondo che contano, non ce lo racconterà mai nessuno.

Week end di tregua, sembrerebbe, con deboli reazioni. Una sensazione di sollievo aleggia tra i più. Berlusconi ha annunciato, anzi, ribadito, il voto contrario di Forza Italia. Contrari e contrariati anche Renzi e il suo "diviso" Pd, che aveva sperato un "rientro in gioco", magari parziale, con il successo di Cottarelli. Ma per i "democratici renziani e non" non è andata così.

Matteo Salvini da ieri sera, venerdì 1 giugno, si è seduto nella sua stanza del Viminale. Al lavoro, come annunciato, che comincia con la questione migranti e conseguente sicurezza. Subito si è fatto portare dalla schiera dei più diretti collaboratori, timorosi e un po' impauriti per i rispettivi destini di conferma o meno, i relativi carteggi. E riunione con i capi Dipartimento. Il Paese attende le prime indicazioni sullo scottante argomento.