(Teleborsa) - Il numero dei morti, purtroppo, continua a salire. Quelli di ieri (475) addirittura, hanno segnato un picco mai visto nemmeno in Cina all’acme epidemico. Il tempo stringe, per questo a metà dalla quarantena il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si trova nella scomodissima condizione di dover, con ogni probabilità, imboccare la strada certamente non facile, ma necessaria, di un inasprimento. Tradotto: il Governo non nasconde più la possibilità di una proroga del provvedimento. Anzi.

Come sempre, però, il parere vincolante sarà quello della comunità scientifica, come conferma Conte in un colloquio con il Corriere della Sera. "I provvedimenti che abbiamo preso, sia quello che ha chiuso molto delle attività aziendali e individuali del Paese, sia quello che riguarda la scuola, non potranno che essere prorogati alla scadenza", spiega Conte al termine della riunione a Palazzo Chigi con i Ministri, alcuni collegati in videoconferenza.

“Le misure restrittive stanno funzionando - prosegue - ed è ovvio che quando raggiungeremo un picco e il contagio comincerà a decrescere, almeno in percentuale, speriamo fra qualche giorno, non potremo tornare subito alla vita di prima”. Al momento nessuna indicazione sui "nuovi" tempi.

Pronto a cadere, dunque, anche il (fragile) muro del 3 aprile, come data che segna la fine delle misure restrittive. Con loro, ovviamente, resterà in vigore la chiusura delle scuole, in vigore in tutto il Paese dallo scorso 9 marzo. In alcune aree di Lombardia e Veneto - le cosiddette "zone rosse", dunque, le più duramente colpite dall'emergenza - gli studenti non entrano in classe, invece, dal 21 febbraio.