(Teleborsa) - "L'economia ha continuato a crescere fortemente nel terzo trimestre, anche se lo slancio si è in una certa misura moderato. Prevediamo ancora che la produzione supererà il livello pre-pandemia entro la fine dell'anno". Lo ha detto la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, nella conferenza stampa post-meeting della BCE. "La ripresa della domanda interna e mondiale sostiene anche la produzione e gli investimenti delle imprese - ha aggiunto - Detto questo, la carenza di materiali, attrezzature e manodopera frena il settore manifatturiero. I tempi di consegna si sono notevolmente allungati e i costi di trasporto e i prezzi dell'energia sono aumentati. Questi vincoli stanno offuscando le prospettive per i prossimi trimestri".

L'argomento più caldo è però sicuramente l'inflazione. A questo proposito, Lagarde ha detto che "l'inflazione è salita al 3,4% a settembre" e che la BCE ora si aspetta "che aumenti ulteriormente quest'anno", ma "mentre l'attuale fase di aumento dell'inflazione durerà più a lungo del previsto, prevediamo che l'inflazione diminuirà nel corso del prossimo anno. "Continuiamo a prevedere che l'inflazione a medio termine rimanga al di sotto del nostro obiettivo del 2% - ha aggiunto - Le nostre misure politiche, compresa la nostra guida anticipata rivista sui tassi di interesse chiave della BCE, sono fondamentali per aiutare l'economia a spostarsi verso una ripresa sostenuta e, in definitiva, per portare l'inflazione a medio termine al nostro obiettivo.

Quando parliamo di inflazione, secondo Lagarde, dobbiamo distinguere i fattori che hanno un effetto su di essa. "La prima grande categoria è la ripresa dalla pandemia e la seconda è l'energia. Sul primo fonte stiamo vedendo carenze nei componenti e sul lavoro, perché il rimbalzo della domanda non è allineato con l'offerta. Sul secondo fronte abbiamo drivers che hanno a che fare con il recupero dell'economia, ma anche con altri fattori come i livelli di scorte, il vento, problemi in Norvegia, il livello della domanda cinese e l'offerta russa". Un terzo fattore sono gli effetti base legati alla fine del taglio dell'IVA in Germania. "Ci aspettiamo che l'influenza di tutti e tre i fattori si allenti nel corso del 2022 o diminuisca dal calcolo dell'inflazione di anno in anno", ha sottolineato la numero uno della BCE.

Lagarde ha cercato di evitare le domande che paragonavano le sue azioni a quelle di altre banche centrali. "Non parliamo delle stesse economie" e quindi confrontare le diverse azioni è difficile. "L'area euro è una grande area economica e noi dobbiamo prendere decisioni sulla base di dati per rispettare il nostro mandato, che è la stabilità dei prezzi e siamo assolutamente impegnati a raggiungere il nostro obiettivo di inflazione al 2% nel medio termine", ha aggiunto. Sul programma di acquisto di asset messi in campo durante la pandemia ha detto: "In questa fase mi attendo che il PEPP finisca a fine marzo, il fatto che usiamo pienamente la dotazione o no dipende dalle condizioni finanziamento, sarà una decisione presa dal Consiglio, non ne abbiamo discusso per nulla né ieri né oggi".

A chi le chiedeva maggiori indicazioni sull'innalzamento dei tassi ha risposto: "Le sono molto chiare nella nostra forward guidance e non sono per nulla soddisfatte in questo momento" e "non hanno probabilità di verificarsi nella tempistica attesa dai mercati". Lagarde ha ricordato che sono essenzialmente tre gli elementi da considerare e hanno tutti a che fare con l'inflazione: "L'inflazione deve raggiungere il 2% ben prima della fine del suo orizzonte di proiezione, rimanere su questi livelli per il resto dell’orizzonte di proiezione e che ci siano progressi nell'inflazione di fondo così che l'inflazione si stabilizzi sul 2% nel medio periodo". Nessun rischio di stagflazione, invece, perchè "non stiamo vedendo stagnazione, che è essenziale per avere stagflazione; stiamo invece vedendo una forte ripresa".

La presidente della BCE non ha voluto fornire assist alle speculazioni della stampa sui motivi che hanno portato Jens Weidmann a rassegnare le dimissioni da presidente della Bundesbank. "Abbiamo avuto una soddisfacente relazione lavorativa e, come ho già detto, siamo dispiaciuti che lasci l'incarico", ha detto, prima di precisare che "non c'è nulla in quello che mi ha detto e in quello che ha pubblicamente detto che lasci trasparire una "fatigue" rispetto al modo in cui il consiglio direttivo della BCE opera.