L'Italia è in ritardo rispetto ai 17 Obiettivi dell'Agenda 2030. Qual è l'appello dell'ASviS al governo per invertire questa tendenza?
"In primo luogo quello di attuare la strategia che il governo stesso ha approvato un mese fa. Ci sono tante iniziative che possono essere messe in atto, nel Rapporto noi indichiamo una serie di azioni concrete a partire da una legge per il Clima, da una trasformazione del modo in cui si valutano gli impatti delle leggi ma anche l'istituzione in occasione del 22 febbraio la Giornata mondiale dello sviluppo sostenibile. Il 22 febbraio è stata, infatti, pubblicata la legge costituzionale che ha cambiato la Costituzione prevedendo l'interesse delle future generazioni. Oggi abbiamo sentito quanto questo può cambiare non solo le politiche ma anche le decisioni delle Corti. Il Rapporto offre tantissime proposte, noi incontreremo i diversi ministri, i diversi dicasteri per cercare di riuscire a far prendere in considerazione queste idee che sono quelle della società civile italiana".
A suo avviso c'è il rischio di un ridimensionamento dell'Agenda 2030 sul modello di quanto è avvenuto con il Pnrr?
"Certamente il rischio esiste e dobbiamo contrastarlo. Lo slogan dell'Agenda 2030 è 'non lasciare nessuno indietro' e – come ha detto il
segretario generale dell'Onu – 'rischiamo di lasciare indietro proprio l'Agenda 2030. Come ASviS continueremo a batterci per questo. La buona notizia è che le politiche europee ormai sono tutte orientate in questa direzione, anche l'uso dei fondi deve andare in questa direzione e quindi l'Italia ha delle opportunità da giocarsi. Dobbiamo, però, recuperare il tempo perduto e mettere la sostenibilità al centro delle politiche".
Il conseguimento degli Obiettivi dell'Agenda 2030 richiede un grande sforzo finanziario da parte del Paese. In tale scenario il governatore della Banca d'Italia ha parlato di partnership pubblico-private. È questa la strada?
"Questo sta già accadendo e ci sono grandi opportunità. Bisogna, però, indicare al Paese che questa è la direzione verso cui andare. Le imprese che vogliono andare in questa direzione vanno, quindi, accompagnate, vanno sostenute, e bisogna togliere, invece, i sussidi a quelle imprese che non credono in questa trasformazione e vogliono soltanto mantenere le loro rendite di posizione o addirittura evadono il fisco e i contributi".