(Teleborsa) - Con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti – opposizioni contro, maggioranza a favore e Azione astenuta con Maria stella Gelmini che vota a favore in dissenso dal gruppo – il Senato ha approvato oggi in prima lettura il ddl Calderoli sull'Autonomia differenziata. Provvedimento che passa ora all'esame della Camera. "Il Senato ha approvato il ddl Autonomia: è un passo importante verso un Paese più moderno ed efficiente, nel rispetto della volontà popolare espressa col voto al centrodestra che lo aveva promesso nel programma elettorale, dai referendum di Lombardia e Veneto e dalle richieste dell'Emilia-Romagna e di altre regioni italiane. In questo momento mi sento di rivolgere un pensiero particolare a Bobo Maroni" ha commentato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Ma se la Lega esulta dall'opposizione (e non solo) la contestazione è forte. Prima del voto finale sull'autonomia dai banchi dell'opposizione fogli con su stampato il tricolore e diversi senatori hanno cominciato a cantare l'Inno di Mameli. I senatori Pd e M5s hanno intonato le prime note, seguiti dal resto delle opposizioni e dal centrodestra.

Legge puramente procedurale per attuare la riforma del Titolo V, messa in campo nel 2001, il ddl sull'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario in 11 articoli definisce le procedure legislative e amministrative per l'applicazione del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione. Si tratta di definire le intese tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata nelle 23 materie indicate nel provvedimento (tra queste tutela della Salute, Istruzione, Sport Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero). Dopo l'ok del Senato il ddl Calderoli si avvia alla lettura a Montecitorio con un testo modificato in commissione e in Aula.

Il testo prevede che le richieste di autonomia, partano su iniziativa delle stesse Regioni, sentiti gli Enti locali. Quattrodici materie sono definite dai Livelli Essenziali di Prestazione (Lep) ovvero i criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull'intero territorio nazionale. La determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, e quindi dei Lep, avverrà a partire da una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell'ultimo triennio.

Il Governo entro 24 mesi dall'entrata in vigore del ddl dovrà varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Sato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo 5 mesi per arrivare a un accordo. Le intese potranno durare fino a 10 anni e poi essere rinnovate. Oppure potranno terminare prima con un preavviso di almeno 12 mesi.

L'undicesimo articolo, inserito in commissione, oltre a estendere la legge anche alle regioni a statuto speciale e le province autonome, reca la clausola di salvaguardia per l'esercizio del potere sostitutivo del governo. L'esecutivo dunque può sostituirsi agli organi delle regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni quando si riscontri che gli enti interessati si dimostrino inadempienti, rispetto a trattati internazionali, normativa comunitaria oppure vi sia pericolo grave per la sicurezza pubblica e occorra tutelare l'unità giuridica o quella economica. In particolare si cita la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali.