(Teleborsa) - Barclays rivede i giudizi sui produttori europei di cemento, con la prossima fase della normativa ETS che potrebbe rappresentare un cambiamento radicale nella redditività. Da gennaio 2026, il mercato europeo del cemento entrerà nella fase successiva della Fase 4 del Sistema di Scambio di Quote di Emissione (ETS) dell'UE. Barclays prevede sia un nuovo benchmark (ovvero una riduzione delle assegnazioni gratuite di quote) sia una graduale riduzione di queste ultime verso lo zero entro il 2034. Questo dovrebbe iniziare a far salire significativamente la curva dei costi marginali e, di conseguenza, i prezzi del cemento.
Gli analisti hanno aumentato il rating di Heidelberg Materials a Overweight e il target price da 194 a 261 euro, e declassato Buzzi a Equal Weight e aumentato il TP da 53 a 55 euro. Ribadito il rating Overweight sia per Holcim che per Vicat e aumentati gli obiettivi di prezzo rispettivamente a 82 franchi svizzeri e 86 euro.
Secondo Barclays, i siti di Heidelberg sono quelli con il posizionamento più favorevole sulla curva dei costi della CO2 dell'UE, il che li posiziona bene per sfruttare la maggiore differenza prezzo-costo dall'ETS. Il gruppo dovrebbe beneficiare dell'eventuale recupero dei volumi nei suoi mercati principali dell'Europa occidentale e settentrionale, con la normalizzazione della domanda. Negli Stati Uniti, sebbene le prospettive per il cemento non siano particolarmente rosee, è probabile che i prezzi degli aggregati rimangano resilienti nel prossimo anno, sostenuti dall'attività infrastrutturale e da una potenziale ripresa dell'edilizia non residenziale (il momentum di Dodge ha mostrato tendenze in miglioramento negli ultimi mesi).
Barclays continua ad apprezzare l'approccio del management di Buzzi e la valutazione non è particolarmente impegnativa in termini di multipli (6,4x EBITDA FY26E contro 7,9x del settore). "Ciononostante, riteniamo che Buzzi si trovi ad affrontare una situazione di costi della CO2 strutturalmente più complessa rispetto ai suoi concorrenti, il che comporterà una crescente pressione sui margini con l'aumento dei prezzi del carbonio in Europa e la riduzione delle quote gratuite - si legge nella ricerca - In parte, ciò è dovuto alle dimensioni, ma in parte anche alle difficoltà legate alle licenze e ai permessi (soprattutto in Italia). Inoltre, l'azienda sta entrando in un ciclo di capex pesante nei prossimi anni, con investimenti significativi pianificati negli Stati Uniti e in Germania, che limiteranno il free cash flow a breve termine e la flessibilità necessaria per assorbire i maggiori costi dell'ETS/investire in progetti di decarbonizzazione per migliorare la posizione dei siti sulla curva dei costi. Il mercato del cemento statunitense aggiunge ulteriore rischio nel 2026, poiché i prezzi potrebbero essere sottoposti a pressione a causa dell'aumento dei volumi di importazione e delle dinamiche competitive".