(Teleborsa) - “La Spagna sta vivendo un momento sicuramente positivo anche se credo che la situazione sia anche un po’ gonfiata. Il reddito reale degli spagnoli rispetto al 2019 è più basso. E’ vero che la disoccupazione è scesa dall’11,7 al 10,6% ma anche l’Italia ha lavorato bene in questo campo perché abbiamo il tasso di disoccupazione più basso di sempre (6%) e il più alto tasso di occupazione giovanile, femminile e al Sud. Cosa manca alle nostre imprese? Le piccole dimensioni del nostro tessuto imprenditoriale rappresentano un freno allo sviluppo e alla qualità del prodotto. Su questo abbiamo lavorato in Senato nel provvedimento Pmi insieme all’accesso al credito. Mancava in Italia una legge sulle piccole e medie imprese da 14 anni. Lo abbiamo fatto con una legge annuale che affronta anche il tema della concorrenza. Abbiamo favorito l’aggregazione tra aziende, abbiamo dato importanza al fondo di garanzia e al Confidi come strumento per l’accesso al credito. In Italia è mancata una politica industriale di lungo periodo e il governo Meloni, terzo più longevo della Repubblica, ha le carte in regola per programmare con una visione ampia riconquistando la fiducia di imprenditori e cittadini”. Lo ha detto Gianluca Cantalamessa, senatore della Lega e Commissione Industria a Palazzo Madama, nel corso del Cnpr forum “Crescita economica e nuove strategie tra rinnovabili, integrazione e competitività”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
Accompagnare la crescita è fondamentale per Ilaria Fontana, deputata del M5s in Commissione Ambiente a Montecitorio: “La Spagna cresce perché ha compiuto scelte chiare, e il suo dinamismo dimostra che, quando le politiche pubbliche sono coerenti la crescita arriva: non è un miracolo calato dal cielo, ma il risultato di una visione solida e di strategie puntuali, definite per il breve, medio e lungo periodo. Il confronto con la nazione iberica evidenzia che investire in modo strutturale in innovazione, diritti, sostenibilità, ambiente e salute genera risultati concreti e duraturi. Le imprese italiane non sono affatto inferiori a quelle spagnole, né per creatività né per competitività: basti ricordare il know-how maturato nel settore dell’economia circolare e in molte filiere d’eccellenza. Ciò che manca, tuttavia, è un contesto stabile che metta davvero le nostre aziende nelle condizioni di competere, crescere e innovare senza ostacoli. Esistono leve decisive per accompagnare questo percorso e, tra tutte, spicca la certezza normativa: non è sostenibile cambiare regole ogni sei mesi, perché ciò crea instabilità, disorienta gli operatori e frena gli investimenti pubblici e privati”.
Per Alessandro Colucci (NM) segretario di Presidenza della Camera dei deputati: “Le nostre imprese hanno bisogno di essere incoraggiate e sostenute ed è quello che questa maggioranza e questo governo stanno facendo, intanto garantendo una stabilità. Oggi L’Italia è il paese più stabile all’interno dei confini europei, siamo un punto di riferimento. Questa stabilità è dovuta anche, finalmente, a una durata di governo adeguata per riuscire a cambiare le cose e invertire la rotta. Questa è una caratteristica che noi crediamo fondamentale, perché qualsiasi governo ci sia è necessario che abbia il tempo per lavorare e intervenire sulle cose necessarie. Il nostro Paese ha avuto in pochi anni tantissimi governi, finalmente abbiamo un governo politico longevo che ha garantito stabilità. La scelta politica di questo governo è stata quella di abbattere il debito pubblico e il mondo delle imprese e il mondo dei professionisti sa molto bene l’importanza di avere un abbattimento del debito pubblico. Quindi creare un contesto, un clima, una condizione in cui le aziende possono avere costo del denaro più basso, una capacità d’investimento maggiore e quindi aiutate, supportate e agevolate”.
Critico sul governo Meloni Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Commissione Agricoltura della Camera: “In Italia serve una guida politica moderna, come ad esempio c’è in Spagna con Sanchez. Non è un caso che l’Espresso l’abbia indicato come l’uomo dell’anno. Rappresenta un’alternativa alla deriva muscolare globale in cui la violenza, la prepotenza e la ricchezza nelle mani di poche persone determinano tante iniquità. Ha avuto il coraggio di respingere le richieste di Trump, ha gestito bene i flussi migratori, ha fatto una battaglia contro i colossi digitali, difende i diritti civili mentre in Italia il ministro dell’Università insulta gli studenti chiamandoli poveri comunisti. Le donne vengono ancora penalizzate con carenze di servizi, parliamo ancora di carbone e nucleare mentre la Spagna investe sulle rinnovabili. Noi stiamo privatizzando tutto a colpi di tagli alla sanità, alla scuola. Seguiamo una visione trumpista del mondo mentre occorrerebbero investimenti in politiche pubbliche. Ci sono troppe diseguaglianze, penso ad esempio alla Rc auto per la quale ho presentato una proposta di legge con tariffa unica per chi non ha commesso sinistri negli ultimi dieci anni. Sarebbe un primo passo importante”.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Elisabetta Polentini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma: “Nel 2025, dopo secoli di progresso alle nostre spalle, dover parlare ancora di un aumento delle disuguaglianze sociali è sconfortante… eppure necessario. I diritti sociali sono garantiti dalla nostra fonte primaria, la Costituzione, che impone allo Stato un intervento attivo per rimuovere gli ostacoli economici e sociali e per assicurare una reale redistribuzione delle risorse. È certamente compito del Governo orientare lo sviluppo del Paese, ma si tratta di perseguire una crescita sostenibile e duratura. Sappiamo ormai tutti che le disparità economiche persistono a causa di una combinazione complessa di fattori strutturali; per questo lo sforzo dell’esecutivo deve essere quello di promuovere un modello economico più circolare e inclusivo, oltre a mantenere i conti pubblici in equilibrio
Conclusioni affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “Ritengo che la Spagna di Sánchez abbia realizzato un vero miracolo economico e politico. Sul piano politico ha saputo offrire un’alternativa alle derive autoritarie, resistendo all’aumento delle spese militari, tutelando i diritti civili e avviando una sfida fiscale ai colossi digitali. Ha gestito con efficacia i flussi migratori regolari e puntato con decisione sulla transizione energetica, incrementando la produzione interna. È così diventata un modello credibile rispetto alla vecchia Europa. L’Italia cresce, seppur poco, ma il nodo resta la distribuzione della ricchezza: aumenta il divario tra ricchi, ceto medio e fasce più fragili. Servono interventi sociali urgenti per evitare che le disuguaglianze continuino ad ampliarsi”.