(Teleborsa) - Non tutti sanno che se installiamo sul tetto della nostra casa un impianto fotovoltaico dobbiamo accatastarlo. Praticamente è come se avessimo aggiunto una stanza in più alla nostra abitazione. Lo ha deciso a dicembre l'Agenzia delle Entrate con una circolare (n. 36/E) in cui ha chiarito quando vale l'obbligo di farlo.

Se dunque da un lato la scelta di molti cittadini è caduta sulla installazione per usufruire degli incentivi pubblici sull'energia e per abbattere i costi delle bollette dall'altro si vedono aumentare la rendita catastale e, di conseguenza, le tasse come IMU, TASI e le altre imposte legate alla casa.

La circolare ha posto l'accento sulla corretta qualifica mobiliare o immobiliare degli impianti. Si considerano immobili quando sono posizionati sulle pareti di un immobile o su un tetto e per esse sussiste l'obbligo della dichiarazione di variazione catastale.

A questo proposito, il documento precisa che la dichiarazione di variazione catastale è necessaria quando l'impianto fotovoltaico integrato su un immobile ne incrementa il valore capitale (o la redditività ordinaria) di almeno il 15%. In questo caso, infatti, l'impianto non è accatastato autonomamente, ma aumenta la rendita catastale dell'immobile principale, senza mutarne la classificazione. Sono, invece, classificabili come beni mobili quando non è necessario dichiararli al Catasto né autonomamente né come variazione dell'unità immobiliare di cui fanno parte perché rispettano specifici requisiti in termini di potenza e dimensioni.