(Teleborsa) - Gli obiettivi della BCE sull'inflazione appaiono sempre più lontani, specialmente se guardiamo ai dati diffusi oggi dall'Istat sui prezzi al consumo dell'Italia.

Secondo l'Ufficio Studi Confcommercio, il calo rilevato a novembre, superiore alle aspettative, è stato determinato in larga parte da fattori di natura stagionale e il permanere dell'inflazione su valori di poco superiori allo zero rappresenta un segnale positivo in quanto contribuisce a sostenere il potere di acquisto delle famiglie in una fase di ripresa ancora debole. Con queste dinamiche, ed in presenza di un'evoluzione dei prezzi del petrolio ancora molto contenuta, l'anno - sottolinea l'associazione dei commercianti - si chiuderà con un'inflazione lievemente più bassa di quanto rilevato nel 2014, segnalando le difficoltà a tornare in tempi rapidi su valori superiori all'1%, comunque distanti dagli obiettivi d'inflazione della BCE.

Guardando alla spesa alimentare si registra invece un incremento dei prezzi dell'1,5%, con un picco per le verdure (+10,2%). L'andamento degli alimentari, spiega Coldiretti, è influenzato dalle condizioni stagionali ma anche l'aumento della spesa delle famiglie italiane in alimenti e bevande che ha invertito la rotta e torna ad aumentare dopo sette anni di riduzione consecutiva e si prevede a fine anno uno 0,3% di crescita cumulata nei dodici mesi. La spesa alimentare - conclude l'associazione degli agricoltori - è uno speciale indicatore dello stato dell'economia nazionale poiché si tratta della principale voce del budget delle famiglie, dopo l'abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi.