(Teleborsa) - Settantuno anni fa, alle 8,15 del mattino del 6 agosto 1945, ora del Giappone, quando qui in Italia erano le 17,15, una bomba atomica esplose sulla città di Hiroshima. Tre giorni dopo, il 9 agosto, un altro ordigno colpì Nagasaki. E il Giappone si arrese, decretando la fine della Seconda Guerra Mondiale. Quel 6 agosto era la prima volta che un ordigno nucleare faceva, inaspettato, la sua devastante apparizione sullo scenario mondiale, gettando dolore, sgomento, incredulità e terrore.

L'esplosione della bomba, che si seppe poi battezzata "Little Boy", provocò all'istante la morte di 75.000 persone, ma nelle ore successive, si stima che le vittime abbiano raggiunto le 200 mila. Senza contare la lunga fila di chi per molti anni, tra atroci sofferenze, pagò poi con la vita le conseguenze delle radiazioni.


Circa il 90% degli edifici di Hiroshima venne completamente raso al suolo e tutti i 51 templi della città vennero completamente distrutti dalla forza dell'esplosione. A Nagasaki, il successivo 9 agosto, morirono all'istante circa 40 mila dei 240 mila residenti, e altri 50 mila nei giorni successivi.



La bomba "Little Boy", armata con 60 Kg di Uranio-235, fu sganciata dal bombardiere americano B29 battezzato "Enola Gay" ed esplose esattamente alle 8,14 minuti e 45 secondi a 600 metri di quota mentre scendeva lentamente agganciata a un paracadute arancione, osservato da terra da molti cittadini incuriositi.


Testimone oculare del bombardamento di Hiroshima fu padre Pedro Arrupe, futuro generale dell'Ordine dei Gesuiti, che allora si trovava in missione in Giappone presso la comunità cattolica della città e che portò aiuto ai sopravvissuti.

Padre Arrupe poi scrisse: "Ero nella mia stanza con un altro prete alle 8,15, quando improvvisamente vedemmo una luce accecante, come un bagliore al magnesio. Non appena aprii la porta che si affacciava sulla città, sentimmo un'esplosione formidabile simile al colpo di vento di un uragano. Allo stesso tempo porte, finestre e muri precipitarono su di noi in pezzi. Salimmo su una collina per avere una migliore vista. Da lì potemmo vedere una città in rovina: di fronte a noi c'era una Hiroshima decimata. Poiché ciò accadde mentre in tutte le cucine si stava preparando il primo pasto, le fiamme, a contatto con la corrente elettrica, entro due ore e mezza trasformarono la città intera in un'enorme vampa. Non dimenticherò mai la mia prima vista di quello che fu l'effetto della bomba atomica: un gruppo di giovani donne, di diciotto o venti anni, che si aggrappavano l'un l'altra mentre si trascinavano lungo la strada. Continuammo a cercare un qualche modo per entrare nella città, ma fu impossibile. Facemmo allora l'unica cosa che poteva essere fatta in presenza di una tale carneficina di massa: cademmo sulle nostre ginocchia e pregammo per avere una guida, poiché eravamo privi di ogni aiuto umano. L'esplosione ebbe luogo il 6 agosto. Il giorno seguente, il 7 agosto, alle cinque di mattina, prima di cominciare a prenderci cura dei feriti e seppellire i morti, celebrai Messa nella casa. In questi momenti forti uno si sente più vicino a Dio, sente più profondamente il valore dell'aiuto di Dio. In effetti ciò che ci circondava non incoraggiava la devozione per la celebrazione per la Messa. La cappella, metà distrutta, era stipata di feriti che stavano sdraiati sul pavimento molto vicini l'uno all'altro mentre, soffrendo terribilmente, si contorcevano per il dolore."

La mattina del 9 agosto 1945 il bombardiere Boeing B29 Superfortress scelto per la seconda missione nucleare con a bordo la bomba atomica soprannominata "Fat Man" volava verso la città giapponese di Kokura, scelta come obiettivo. Ma una spessa coltre di nuvole salvò la città. Tre "passaggi" su Korkura non permisero, infatti, all'equipaggio del B29 di individuare il punto scelto per lo sgancio e l'aereo venne dirottato verso l'obiettivo secondario di Nagasaki.


Anche su Nagasaki c'erano nubi, ma dato che non era pensabile tornare indietro e rischiare un ammaraggio dovuto alla mancanza di carburante con un'arma atomica a bordo, il comandante decise, in contrasto con gli ordini, di accendere il radar in modo da individuare l'obiettivo anche attraverso le nubi: così "Fat Man", che conteneva circa 6,4 kg di Plutonio-239, venne sganciata sulla zona industriale della città. La bomba esplose a circa 470 m d'altezza vicino a fabbriche d'armi, a quasi 4 km a nord-ovest da dove previsto. Un errore che salvò gran parte della città, protetta dalle colline circostanti, dato che la bomba cadde nella valle di Urakami, limitando, se così si può dire, il numero delle vittime.

Anche quest'anno, come sempre oramai da molto tempo, il sindaco di Hiroshima ha lanciato un appello al mondo perché sancisca il divieto delle armi nucleari. Questa volta, l'anniversario, il 71 esimo, è stato particolarmente sentito dopo la storica visita dI Barack Obama, il primo Presidente della nazione che usò la bomba atomica a recarsi nella città martire, e circa 50 mila persone si sono riunite nel Parco della Pace di Hiroshima, proprio nell'epicentro della terribile esplosione. Presenti, oltre naturalmente al Premier nipponico Shinzo Abe e al Sindaco della città, i rappresentanti di 91 Paesi e dell'Unione europea.