(Teleborsa) - E' ormai scontro aperto tra Italia e Unione Europea sulla decisione del Governo di fissare, nella prossima Legge di Bilancio, un rapporto deficit/PIL del 2,4%. La prima scintilla si è accesa ieri, 1 ottobre, in occasione dell'Eurogruppo terminato con il rientro anticipato del Ministro dell'Economia, Giovanni Tria (che, dunque, non parteciperà all'Ecofin di oggi).

Ma a risuonare sono state soprattutto le parole del Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker. "Se l'Italia vuole un trattamento particolare supplementare, questo vorrebbe dire la fine dell'euro. Bisogna essere molto rigidi" ha dichiarato in un intervento in Germania citato dai media internazionali, tra cui Le Figaro e il New York Times, aggiungendo che "l'Italia si allontana dagli obiettivi di bilancio che abbiamo approvato insieme a livello europeo".

Immediata la replica di Tria, secondo il quale non ci sarà nessuna fine dell'euro. "Io non ho parlato con Juncker, ho parlato con Moscovici e Dombrovskis, sarà un'idea di Juncker" ha poi precisato.

Non si è fatto attendere neanche il commento del vice Premier e Ministro degli Interni Matteo Salvini, che ha ribadito il proprio "basta minacce e insulti" all'Italia, che è un Paese sovrano. "In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker, che ora associa il nostro Paese alla Grecia. Vogliamo lavorare per rispondere ai bisogni dei nostri cittadini. I diritti al lavoro, alla sicurezza e alla salute
sono priorità del governo e andremo fino in fondo. Alla faccia di chi rimpiange l'Italia impaurita, quella con le aziende e il futuro in svendita. Non ci fermeranno" le sue parole.

(Foto: Ansotte, Etienne;Shimera - © Unione Europea)