(Teleborsa) - Il PIL italiano avrebbe segnato un pesante -5% nei primi tre mesi dell'anno per la crisi del coronavirus, e nel secondo trimestre questa caduta dovrebbe peggiorare. Ad affermarlo Eugenio Gaiotti, Capo del dipartimento Economia e statistica della Banca d'Italia, in in audizione sul Def alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, secondo il quale nel primo trimestre "la caduta del PIL potrebbe essere stata attorno a cinque punti percentuali. Il protrarsi dell'epidemia porterà a una caduta del prodotto, verosimilmente più accentuata, anche nel secondo trimestre, cui potrebbe fare seguito un recupero nella seconda parte dell'anno".

"Secondo le nostre valutazioni - ha spiegato - basate anche sulle informazioni disponibili sulle interruzioni dell'attività nei diversi settori, la produzione industriale sarebbe scesa del 15% a marzo e di circa il 6% nella media del primo trimestre".

Cattive notizie sul fronte delle entrate fiscali che nel 2020 segneranno un calo di quasi il 6%, "senza precedenti" negli ultimi 50 anni per effetto della pandemia di coronavirus. "Nel 2021 - ha proseguito- solo una parte della perdita di gettito sarebbe recuperata. Infatti, escludendo le entrate derivanti dall'attivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette, le previsioni del quadro tendenziale del DEF indicherebbero un gettito complessivo nel 2021 di circa il 4% maggiore di quello del 2020".

Tante le incognite sul futuro. L'incertezza sulla durata della pandemia di coronavirus "rende estremamente difficile la quantificazione delle sue conseguenze economiche - osserva Gaiotti - ma tutti gli scenari indicano ripercussioni molto forti, che si estenderanno oltre il breve periodo". "Questa incertezza - ha precisato - può pesare in maniera prolungata sugli investimenti e sui consumi. I tempi del recupero dipenderanno in primo luogo dall'evoluzione del contagio, ma un ruolo essenziale avrà l'efficacia delle politiche di sostegno".

Semaforo verde per le misure fin qui adottate dal Governo che appaiono appropriate nell'entità e nel disegno alla fase dell'epidemia in cui sono state varate: stanno contribuendo - osserva Gaiotti - a contrastare le ripercussioni sulle famiglie e a evitare una crisi di liquidità delle imprese che avrebbe avuto conseguenze assai gravi. Passata l'emergenza, l'azione pubblica sarà necessaria anche per assicurare il rilancio dell'economia".

Per superare la crisi del coronavirus no austerity, ma è "necessaria una strategia di lungo periodo che porti anche alla riduzione del debito pubblico" dice Gaiotti sottolineando che "è condivisibile la valutazione espressa nel Def, secondo cui l'economia avrà bisogno di un adeguato periodo di sostegno e rilancio, durante il quale politiche di bilancio restrittive sarebbero controproducenti".

"La sostenibilità del debito - ha concluso - non è alterata da uno shock temporaneo, anche di ampia portata, in presenza di una strategia credibile per i conti pubblici e per la crescita dell'economia, che garantisca nel medio termine un'evoluzione favorevole del differenziale tra la dinamica del prodotto e l'onere medio del debito. Questo richiederà il contributo di tutte le politiche economiche e di tutte le componenti dell'economia".