(Teleborsa) - Eni si è classificata prima, assieme a Unilever, tra le 199 società valutate nel 2020 dal Corporate Human Rights Benchmark (CHRB), un benchmark riconosciuto a livello internazionale che valuta le performance delle aziende in materia di diritti umani, in linea con i Guiding Principles on Business and Human Rights delle Nazioni Unite (UNGP).

L'indice compara annualmente le più grandi aziende del mondo nei settori estrattivo, agricolo, abbigliamento e ICT, prendendo in considerazione le politiche, la governance, i processi e le pratiche adottate per sistematizzare il loro approccio ai diritti umani e il modo in cui rispondono alle accuse di violazione.

Eni ha ottenuto un punteggio di 25 su 26, ben sopra la media del suo settore. Il punteggio medio delle cinquantasette delle più grandi aziende estrattive del mondo è stato di 10,2 su 26. L'86% delle aziende estrattive si impegna con gli stakeholder interessati, ma solo un terzo delle aziende è in grado di mostrare come questo impegno abbia influenzato lo sviluppo o il monitoraggio del loro approccio ai diritti umani.

"Questo risultato conferma il nostro impegno per il rispetto dei diritti umani, integrato nel nostro percorso per una transizione equa che consenta di dare accesso all'energia a tutti, proteggendo l'ambiente e riducendo i divari esistenti tra i Paesi", ha dichiarato Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni. La multinazionale italiana ha migliorato ulteriormente la propria performance, in particolare con riferimento al processo di due diligence e al processo di monitoraggio e valutazione dell’efficacia delle azioni adottate per identificare i rischi e fronteggiare possibili impatti.