(Teleborsa) - Un'Ilva che produrrà acciaio in modo sostenibile e che sarà rilanciata dallo Stato, per rappresentare un modello di ripresa del Sud dopo questa grave fase d'emergenza. Così Domenico Arcuri, in qualità di Ad di Invitalia, si è espresso sul nuovo corso dell'Ilva di Taranto, in una intervista al Corriere della Sera.

Arcuri si è detto fiducioso sulla possibilità che l'Europa consenta la nazionalizzazione dell'acciaieria. "Abbiamo già presentato le richieste di autorizzazione a Bruxelles. Abbiamo fiducia che non ci saranno problemi", ha affermato, aggiungendo che l'idea è quella di "entrare, mettere in atto un progetto, poi trovare le modalità di uscita", ma la data "non è prevedibile" e "sarebbe ingeneroso dire ora quando".

Sul futuro dello stabilimento, il numero uno di Invitalia ha spiegato che "lo Stato assicurerà una rapida transizione della produzione di acciaio verso livelli di sostenibilità ambientale e sociale: un terzo della produzione sarà verde, ci sarà un forno elettrico e due impianti per il preridotto".

In merito alle resistenze della Regione Puglia e del sindaco di Taranto, Arcuri ha affermato "abbiamo trovato un equilibrio ragionevole tra la decarbonizzazione e la tutela del lavoro. Serve un po' di tempo, ma queste variabili si possono conciliare".

Sugli azionisti degli impianti esterni di DRI (preridotto), Arcuri ha affermato che "molti soggetti privati valuteranno una partecipazione" ed ha aggiunti che l'attività inizierà "al più tardi nel 2024 con una produzione prevista di quattro milioni di tonnellate". Quanto ad ArcelorMittal, l'Ad di Imvitalia ha ricordato che "ha già investito 1,8 miliardi" e che in questi mesi è stato un interlocutore "duro, ma serio. Rigoroso ma corretto".