(Teleborsa) - Il Conte-bis finisce alle 9 di oggi, martedì 26 gennaio quando il Presidente del Consiglio Conte annuncerà il passo indietro al CdM convocato di buon mattino. Quindi salirà al Colle, aprendo ufficialmente la crisi. Dopo la maggioranza assoluta incassata alla Camera, era stato il voto al Senato, "orfano" dei 17 voti di Italia Viva, a far capire che il sentiero del Governo si era fatto troppo stretto. A peggiorare le cose, i numeri striminziti a Palazzo Madama a sostegno del Guardasigilli Alfonso Bonafede, in vista del voto sulla relazione sullo stato della giustizia che si sarebbe dovuto svolgere mercoledì (e ora resta appeso). Se tutti i "critici" avessero confermato il 'no', la maggioranza avrebbe rischiato di essere battuta.

LE REAZIONI
- Il Movimento Cinque Stelle, a caldo, definisce il passaggio a un Conte ter "inevitabile" e "l'unico sbocco di questa crisi scellerata". Anche il Pd apre a un nuovo governo a guida dell''avvocato degli italiani', ma sul come è ancora buio pesto. Rimangono da chiarire le posizioni di IV e dei centristi che, gioco forza, faranno da ago della bilancia, per le quali sarà necessario attendere le consultazioni del Quirinale.

Con le dimissioni del Premier, infatti, si aprono tutta una serie di passaggi istituzionali, con i riflettori che si spostano da Palazzo Chigi al Colle.

Il giro di consultazioni difficilmente inizierà prima di domani, mercoledì pomeriggio. Sulla strada ci sono infatti motivi tecnici per la preparazione dei locali con le indispensabili sanificazioni. Mercoledì mattina inoltre il Presidente Sergio Mattarella ha in programma la cerimonia per le celebrazioni del "Giorno della Memoria".

CHE SUCCEDE ORA? - Tante le ipotesi sul campo. La più quotata è quella di un Conte-ter sostenuto ovviamente da Movimento 5 Stelle, Pd, Leu. Ma c'è l'incognita Italia Viva e new entry del gruppo centrista dei responsabili-costruttori, necessarie a garantire i numeri per proseguire la legislatura. Qualora nè l'una nè l'altra strada fossero percorribili, questo scenario sarebbe destinato a naufragare.

A quel punto, si aprirebbe la strada all'incarico ad una personalità "neutra", di riconosciuta autorevolezza in grado di compattare l'attuale maggioranza (Pd. M5S, Leu) più Italia Viva e ovviamente le opposizioni. In questo caso c'è da capire quanti di quelli che hanno giurato di "morire con Conte" lo faranno davvero.

Infine, le elezioni. A chiederle da giorni, Meloni e Salvini ma al momento sembra l'opzione meno probabile oltre che quella che rischierebbe di "congelare" il Paese in una fase in cui bisogna correre. Con l'Europa alla finestra. In Italia "stiamo un po' nei guai, nel pieno di una crisi che non aiuta le cose, avremmo bisogno di un governo capace di garantire che la crisi non diventi crisi sociale, che non ci sia crisi finanziaria, che sappia assicurare la qualità del piano di Recovery e confermi la scelta europeista, e invece siamo nell'incertezza", ha detto ieri il commissario all'economia Paolo Gentiloni, intervenendo a un evento organizzato dal Pd Belgio.

Intanto, con le dimissioni, e fino al giuramento di un nuovo Esecutivo nelle mani del Capo dello Stato, il governo uscente rimane in carica per lo svolgimento degli affari correnti. Tra questi rientra l'eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità ed urgenza.

(Foto: Per gentile concessione della Presidenza della Repubblica)