(Teleborsa) - "La discussione che si va sviluppando attorno al tema della transizione ecologica ha dei caratteri ideologici che emergono con sempre maggiore forza. Si tratta di elementi che vanno nella direzione diametralmente opposta a ciò che si cerca di far credere comunemente. Infatti, nel dibattito pubblico è frequente che si affermi che chi pone il tema dell'urgenza della transizione sarebbe "ideologico", invece sarebbe "pragmatico" chi propone una via graduale e diluita del modello di sviluppo. Implicitamente si vuol far crede che l'esigenza di superare i fossili, di ridurre le emissioni, di promuovere l'economia circolare, non sia un fatto pratico dettato dal collasso del pianeta (che in pochi ormai si ostinano a negare) ma bensì il riflesso di estremismi. Si opera così un rovesciamento dei fatti. Ciò che è concreto, tangibile, solido viene reso effimero".




Lo scrive su Facebook il ministro del Lavoro Andrea Orlando sottolineando che "la crisi ambientale e le sue conseguenze pratiche, i suoi costi economici e infine il rischio di estinzione del genere umano vengono rappresentate come eventualità enfatizzate da fanatici. Vengono invece, messe in evidenza le pur vere conseguenze della transizione, gli effetti di questa sull'economia, sul mercato del lavoro, sulle abitudini e sugli stili di vita. Come se economia, lavoro, vita sociale si potessero sviluppare e proseguire in un pianeta compromesso dai cambiamenti climatici. Sia chiaro, la transizione senza investimenti adeguati sulle politiche industriali e sociali può determinare nuove diseguaglianze. Occorrono per questo dei piani più stringenti per accompagnare la trasformazione dei settori piu' direttamente coinvolti e degli investimenti adeguati sulla ricerca non dei rinvii e dei ritorni al passato nelle politiche energetiche. Non esiste, infatti, la rimozione della crisi ambientale come via per evitare questo passaggio ineluttabile".

"E' qui - prosegue Orlando - che si manifesta l'ideologia in tutta la sua potenza, si è grado di accettare l'idea di un'ipoteca sul futuro del Pianeta ma non di prendere in considerazione dei seri cambiamenti del modello di sviluppo visto come immutabile ed unico e pertanto intangibile".