(Teleborsa) - Nei giorni scorsi la commissione ambiente del Parlamento europeo ha approvato le nuove raccomandazioni "per una produzione circolare e sostenibile dei tessuti", con 68 voti a favore e nessuno contrario. Obiettivo salvare l'ambiente e rilanciare la moda europea eliminando la concorrenza di chi produce in Paesi che non rispettano la sostenibilità e i diritti umani.

Nel mirino, in particolare, la 'fast fashion', di cui il testo fissa anche una definizione: "la combinazione di alti volumi di capi di qualità inferiore a bassi livelli di prezzo".

La fast fashion - si legge - "che consente una disponibilità costante di nuovi stili a prezzi molto bassi, ha portato a un forte aumento della quantità di indumenti prodotti, utilizzati e poi scartati. Per far fronte all'impatto che questo fenomeno ha sull'ambiente l'UE intende ridurre gli sprechi tessili, aumentando il ciclo di vita e il riciclo dei tessuti come parte integrante del piano per raggiungere un'economia circolare entro il 2050".


E ancora: "la produzione tessile ha bisogno di utilizzare molto acqua, senza contare l'impiego dei terreni adibiti alla coltivazione del cotone e di altre fibre. Si stima che l'industria tessile e dell'abbigliamento abbia utilizzato globalmente 79 miliardi di metri cubi di acqua nel 2015, mentre nel 2017 il fabbisogno dell'intera economia dell'UE ammontava a 266 miliardi di metri cubi. Alcune stime indicano che per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrano 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo. Nel 2020, il settore tessile è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell'uso del suolo. In quell'anno, sono stati necessari in media nove metri cubi di acqua, 400 metri quadrati di terreno e 391 chilogrammi di materie prime per fornire abiti e scarpe per ogni cittadino dell'UE".

E proprio in quest'ottica di sguardo rivolto al green, si è svolta ieri a Bruxelles la prima tavola rotonda sulle politiche della moda. L’industria del fashion si trova a "un punto di svolta" ha detto il coordinatore della commissione ricerca e industria del Parlamento europeo Christian Ehler durante l’incontro al Parlamento europeo dell’European Fashion Alliance (Efa). L’alleanza, fondata a Francoforte nel giugno 2022 e formata da 23 Paesi, si pone l'obiettivo di potenziare l' ecosistema della moda europea incoraggiando la transizione verso un futuro più sostenibile. "Fino ad ora nella moda non avevamo un interlocutore" ha voluto sottolineare Ehler ricordando che fino ad oggi erano stati i singoli Paesi ad avanzare le proposte.

Sul piatto ci sono 3,2 miliardi messi a disposizione dall’Europa per un programma di ricerca nell’industria creativa che coinvolge però non solo la moda, che saranno affiancati a fine anno da un ulteriore miliardo per un programma sulla ricerca tessile. Ehler ha dunque invitato le aziende del fashion a mandare i progetti: "I soldi ci sono e sono già disponibili".




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