(Teleborsa) - "Penso che si possa dire che il risanamento dei bilanci post-crisi sia sostanzialmente completato. La posizione patrimoniale delle banche è molto più forte" e "la percentuale dei prestiti in sofferenza è ora a livelli molto bassi". E' quanto affermato da Andrea Enrica, capo della vigilanza bancaria della BCE a conclusione del suo mandato, parlando della situazione delle banche dell'Eurozona.
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"Con l'aumento dei tassi di interesse - fa notare il banchiere - anc la redditività non è più sui livelli deboli che caratterizzavano da tempo il settore bancario. Questo processo non è ancora terminato, perché le valutazioni rimangono relativamente basse. Il valore contabile, in media, delle banche europee quotate è inferiore al 70%, quindi ancora piuttosto basso, ma si registra una ripresa importante".

Enria ha ha però riconosciuto che "dobbiamo tenere d’occhio le prospettive economiche che si stanno deteriorando" e ricordare che tassi di interesse più elevati possono "avere un impatto negativo sul capitale a lungo termine" e "comportare problemi di qualità degli asset in futuro". "Finora non sono emersi segnali di rilievo di un deterioramento della qualità degli attivi. - ha aggiunto - Nel secondo trimestre di quest’anno si è registrato un leggero aumento dei prestiti in sofferenza, ma si tratta pur sempre di un aumento marginale".

A proposito dei rischi relativi all'operatività di fondi di private equity, hedge fund ed altre istituzioni finanziarie non bancarie, Enria ha affermato che c'è un attento monitoraggio della vigilanza della BCE ed è stato chiesto alle banche "di rafforzare le loro pratiche" in modo da "identificare quando le loro controparti diventano eccessivamente indebitate" o "mostrano esposizioni troppo concentrate". "Il dibattito è ormai sul tavolo del Financial Stability Board (FSB). Dovremmo chiederci se il perimetro della regolamentazione debba essere ampliato per coprire direttamente alcuni di questi soggetti o essere un po' più severo in termini di requisiti per quelli che sono già sotto vigilanza".

Enria ha escluso che tale affermazione implichi estendere la vigilanza della BCE anche a realtà non bancarie, precisando che "la BCE ha già molto da fare con la supervisione delle banche. Quindi non penso che dovremmo sviluppare un’agenda per espandere il mandato della BCE oltre le banche. La vera questione è se i poteri e le garanzie attribuiti alle autorità attualmente responsabili di queste entità siano sufficientemente forti".

Parlando delle crisi bancarie scoppiate negli Stati Uniti e in Svizzera nella primavera scorsa, il capo della vigilanza europea ha affermato che "penso che da questi casi emergano indicazioni che gli strumenti che abbiamo adottato dopo la grande crisi finanziaria siano buoni: maggiore capacità di assorbimento delle perdite da parte delle banche, maggiore capacità di bail-in, pianificazione della risoluzione". "Se guardo la questione da un punto di vista europeo, penso che il primo punto di attenzione per noi nelle operazioni di risoluzione sia la liquidità. Non disponiamo ancora di un quadro per fornire liquidità in caso di risoluzione " e "ritengo che questa sia un'area in cui occorre concentrare l'attenzione politica per il futuro". Il secondo punto - ha aggiunto - è avere più opzioni e più strumenti.

Esprimendosi in merito all'utilizzo di garanzie statali per il salvataggio, il banchiere ha affermato "nell'Unione Europea non credo che avremmo avuto scelta perché giuridicamente non possiamo imboccare la strada delle garanzie statali. L'unica strada che sarebbe stata possibile sarebbe stata quella di effettuare un ulteriore bail-in".

Parlando della Russia, Enria ha ricordato "fin dall’inizio abbiamo chiesto alle banche di rivedere, ridimensionare ed eventualmente uscire in modo significativo dalle loro attività in Russia perché vedevamo un rischio maggiore in questo tipo di attività, non solo per la rischiosità delle controparti soggette a sanzioni europee e occidentali, ma anche a causa dell’impatto della guerra sull’economia russa". "Questo tipo di pressione ha avuto effetti positivi. Le banche si sono mosse nella direzione da noi richiesta", ha sottolineato il banchiere.

"Penso che l’unione bancaria funzioni e dobbiamo metterla in primo piano. Gli elementi dell’unione bancaria che sono stati messi in atto, ovvero il Meccanismo di Vigilanza Unico e il Meccanismo di Risoluzione Unico, hanno finora prodotto e sono riusciti a favorire una significativa riduzione del rischio del settore, il rafforzamento del capitale, la pulizia delle bilanci, e penso che grazie a ciò siamo tutti in una posizione migliore", ha detto Enria, ammettendo che gli Stati membri dell'UE per miopia hanno un po' ostacolato l'Unione bancaria e "stanno fissando delle linee rosse che rendono più difficile il raggiungimento dell’obiettivo". Tutto si basa su una errata percezione delle autorità nazionali - ha spiegato - perché "se si dispone di un efficace sistema di garanzia dei depositi, come quello della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) negli Stati Uniti, si distribuisce questo denaro al minor costo e alla fine sono le banche stesse a ricostituirlo. Quindi, se il sistema funziona in modo efficiente come dovrebbe, alla fine non sarà necessario attivare il sostegno fiscale".