Il riferimento al mancato segreto di Stato non esplicitato dal sottosegretario potrebbe essere al caso Almasri. "Al centro del dibattito – ha spiegato Mantovano – c'è la tentazione di sacrificare le ragioni della democrazia e delle libertà in favore di quelle securitarie. Questa soluzione è adottata da nazioni che non hanno i nostri standard democratici, adottano strumenti per controllare il web. Non è questa la strada di nazioni come l'Italia, che formano la propria ragion d'essere sulla tutela delle libertà".
"C'è un dibattito attualissimo sull'opportunità o sulla legittimità degli strumenti di monitoraggio se non di vera e propria censura dei contenuti pubblicati nei web per contrastare la cosiddetta disinformazione. Si tratta – ha proseguito Mantovano – di temi complessi di cui si discute proprio in questi giorni anche in sede europea con una linea di confine che non è mai così chiara tra la libertà di manifestazione di posizioni anche estreme, ma che rappresentano opinioni, e la propaganda di odio e la propagazione della menzogna. L'attenzione nell'individuare questa linea di confine con molta oculatezza, perché il rischio di debordare nella limitazione dei diritti in nome della sicurezza, proprio su questo terreno, è elevatissimo".
Al centro dell'intervento di Mantovano anche lo scenario europeo. "Ci troviamo di fronte a un contesto sempre più integrato a livello europeo che rende veramente patetici i richiami nazionalistici. Ci sono limiti che ogni giorno mostra la quotidianità dell'Unione europea. Ma rispetto a questi limiti il richiamo non è la protesta sterile o il rilancio dell'euroscetticismo, ma lo sforzo di vivere l'Europa in modo non passivo, non rassegnato, non consegnato alle burocrazie, ma col necessario protagonismo politico – ha detto Mantovano –. Dovremmo evitare di dare ragione al presidente della Federazione Russa che qualche giorno fa ha detto all'Ucraina, 'ma vuoi andare nella Unione Europea? Vacci pure'. E non si è ben capito se nella sua prospettiva fosse una concessione o una condanna. La condanna, certo, non a vivere quotidianamente sotto la devastazione delle bombe, che non ha confronti in termini di disumanità, ma a vivere quotidianamente in un'atmosfera soffocante. Quando manca il respiro si fa fatica ad andare avanti e l'Europa fa fatica ad andare avanti e deve togliere un po' di corde che opprimono questa capacità di respirare e per toglierle, per allentarle, il primo antidoto è quello della cultura, della cultura della sicurezza".