(Teleborsa) - "Lo stralcio dell'utilizzo del periodo di riscatto della laurea ai fini dell'accesso al pensionamento anticipato, indotto dalla nostra denuncia - sottolinea la Confederazione -, non cambia la realtà né il quadro delle scelte profondamente sbagliate di questo Governo. Non c'è alcuna riforma, ma solo il tentativo di nascondere una stretta che resta tutta sulle spalle di chi lavora e che in questo paese paga tasse e contributi".

Lo sottolinea in una nota Cgil nazionale spiegando che "il Governo prova a intestarsi come 'cambiamento' quella che è, nei fatti, solo una retromarcia tattica su singole misure e non modifica, in alcun modo, l'impianto complessivo di una manovra che continua a peggiorare le condizioni di accesso alla pensione"


"i numeri parlano chiaro: già dal 2028 i requisiti per l'accesso alla pensione aumenteranno ulteriormente, con la pensione anticipata fissata a 43 anni e 1 mese di contributi e la pensione di vecchiaia a 67 anni e 3 mesi. L'adeguamento proseguirà negli anni successivi fino a raggiungere, nel 2035, 43 anni e 8 mesi di contributi per la pensione anticipata e 67 anni e 10 mesi di età per la pensione di vecchiaia, secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato che tengono conto dell'aumento dell'aspettativa di vita. Altro che stop alla stretta pensionistica o i famosi e sbandierati 41 anni di contributi per tutti".