(Teleborsa) - La settimana scorsa, come atteso, la BCE ha lasciato la politica monetaria invariata: il tasso sui depositi resta al 2,0% e le prossime decisioni continueranno a essere prese riunione per riunione, come già nei mesi scorsi. Il discorso della presidente Lagarde ha sottolineato che l'economia europea ha mostrato una resilienza superiore alle previsioni di fronte agli shock esterni, fattore che si è riflesso in una revisione al rialzo delle proiezioni di crescita economica. Lo ricorda una nota del Research Department di Intesa Sanpaolo sulle banche centrali.

In particolare, anche la BCE è stata sorpresa positivamente dalla tenuta dell'export europeo (sebbene parzialmente compensata da un maggior assorbimento di importazioni) e dalla ripresa degli investimenti fissi (quest'ultima attribuita almeno in parte a un'accelerazione nello sviluppo dell'IA). Le proiezioni di inflazione sono state anch'esse riviste al rialzo fino a tutto il 2026: una revisione che riflette una dinamica dei prezzi superiore alle attese nei servizi e minori attese di deflazione per i beni industriali non energetici.

"Il consenso degli analisti e i mercati scontano uno scenario centrale di tassi invariati per tutto il 2026, con un'inclinazione verso tassi più elevati a partire dall'autunno 2026 - scrive l'economista Alessio Tiberi - Una valutazione condivisibile, purché si tenga conto dei rischi che, se si materializzassero, potrebbero ancora obbligare a correggere la politica monetaria: l'assenza di forward guidance continua a essere giustificata dall'elevata incertezza del contesto".

All'interno della Fed, le divergenze tra i membri del FOMC sono in aumento. Con l'eccezione di Miran, che continua a sostenere che l'inflazione sottostante è ormai vicina al 2% e che un ritmo di tagli più rapido aiuterebbe a riportare i tassi verso la neutralità, sembrano "ammorbidirsi" le posizioni dovish degli altri membri votanti: ad esempio, Waller vede un mercato del lavoro in raffreddamento ed è a favore di ulteriori riduzioni dei tassi, ma a passo moderato e senza fretta. Paulson ha sottolineato che il mercato del lavoro rallenta ma non collassa, e ritiene che i tagli già effettuati non abbiano ancora dispiegato pienamente i loro effetti. Sul fronte hawkish, Hammack giudica l'inflazione ancora troppo elevata e preferirebbe una politica lievemente più restrittiva rispetto al livello attuale.

"A nostro avviso, il flusso recente di discorsi è coerente con una pausa prolungata da parte della Fed, anche perché i dati macroeconomici diffusi dopo lo shutdown sono distorti e non consentono una valutazione completa ai fini di un'azione immediata", sottolinea la nota.